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Giovanni è tornato: dopo il Makkaroni approda al Circolino

Notizia pubblicata il 20 giugno 2009



Categoria notizia : Night Life


C’ERA una volta la notte. C’era il Byblos della famiglia Gennari, il Paradiso di Gianni Fabbri, c’era il Walky cup di Aquafan. C’erano Jovanotti e Vasco Rossi che si ritrovavano all’alba in piazzale Roma a ridere delle imitazioni di Fiorello. E c’era Giovanni del Makkaroni

In questo rigoroso ordine: prima Giovanni, poi Makkaroni. Sì, perchè prima che a bere o a rifarti gli occhi con le più belle di Riccione andavi a salutare Giovanni. Lui c’era, sempre, ed era come se fosse lì proprio te. Tredici anni, dall’86 al ‘98 dove sono passati i comuni mortali e le stelle, quelle che pensavi di dover vedere solo sulle copertine e che scoprivi a divorarsi il mascarpone coi biscotti di fianco a te: da Giancarlo Giannini a “Dizzy” Gillespie, da Gloria Gaynor ai Gipsy King, da Capossela a Bersani, da Cecchetto ai soliti Vasco, Fiorello, Lorenzo...
Poi Giovanni Cenni, 45 anni oggi, decise che quei corsi a Firenze, seguiti fra un esame e l’altro alla facoltà di architettura, magari fra lo scetticismo generale di amici che non volevano immaginarsi estati senza le sue birre strane e le sue clienti, erano proprio il suo futuro. In questi dieci anni è andato di corsa: adesso lo studio Cenni di Cattolica ( «mi raccomando quello resta il mio mestiere») è una firma internazionale. Progetta e arreda case, palazzi, negozi, discoteche e edifici pubblici in Italia e all’estero.

Lo aveva contattato anche Totti per la sua nuova villa ma alla fine sarebbe stato un impegno colossale e ha declinato. Ma quei 13 anni «a far contenta la gente» gli mancavano, il tarlo rodeva e contro tutti e tutto, forse anche il buonsenso, si è rimesso in pista. Da qualche settimana Cenni va incontro ai clienti del Circolino di Casteldimezzo, una sorta di Costa Smeralda depositata per una follia geologica fra Cattolica e Pesaro. Non l’ha disegnato lui quel taglio di legni e vetri che brilla nella baia, ma si vede che gli sta come un vestito su misura. Come il Makkaroni ti verrebbe da dire. Giovanni sceglie i piatti, gli abiti del personale, le tovaglie, di tanto in tanto, si traveste da artista stralunato per non avere seccature e si perde mezza giornata per orientare un faro, fissare una tenda, scegliere la bottiglia giusta. Fai fatica a pensare che non sia nato proprio per quello e che quello sia un hobby anzichè un mestiere.

«Mi mancava il contatto con le persone. Mi mancava farle star bene. A New York, dove ho vissuto un anno, ho conosciuto il grande Cipriani, quello dell’Harry’s bar. Mi ha detto: ‘Se servire ti pesa non puoi fare questo lavoro’. Per me servire è un dono. Sarà per questo che alla fine sono tornato dietro a un ‘banco’».
C’è tornato per pura scelta: «Devo dire grazie alla famiglia Gerani, i primi a credere in me. Hanno preso uno sconosciuto e gli hanno affidato lo stile dei negozi Iceberg nel mondo». Arte, design, cucina, moda: Cenni insegue il sogno di una disciplina totalizzante, a suo modo bulimica del quale fa le spese anche la paziente compagna Arianna. Eppure quel tipo stralunato col foulard anche a 30 gradi il cerchio l’ha quasi quadrato: «C’è lo studio Cenni, c’è la boutique di Arianna, c’è il mio compagno di cordata, Sauro Bianchetti del marchio Siviglia, c’è il Circolino e c’è anche la galleria ‘ventitreesima’ di Cattolica dove cerchiamo di lanciare giovani artisti. Perchè 23? E’ il giorno in cui sono nato, è il numero del Papa Buono». Cosa resta del Makkaroni? «Molti ricordi. Uno speciale, per Manuel che ci ha lasciato troppo presto».

foto by http://www.flickr.com/photos/cayusa/