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Oltre centomila persone soffrono di apnee notturne Rimini
Notizia pubblicata il 06 marzo 2010
Categoria notizia : Fatti Curiosi
In Emilia oltre centomila persone soffrono di apnee notturne ma non si curano Quando il sonno fa paura A questa patologia è dedicata la giornata del 19 marzo
Il piacere arcano di lasciarsi scivolare tra le braccia di Morfeo è merce rara per tre emiliano-romagnoli su cento. E non è affatto questione d'insonnia, perché per dormire bene bisogna combattere le apnee notturne, fattore di rischio importante per problemi come sonnolenza diurna, ictus e ipertensione. Dalle nostre parti appunto i pazienti affetti da sindrome da apnee notturne sono oltre 110 mila, ma solo 3.000 l’anno sono in cura.
È quanto emerge da un’indagine realizzata da Aipo (Associazione italiana pneumologi ospedalieri) Emilia-Romagna, Aims (Associazione italiana medicina del sonno) e Aooi (Associazione italiana otorinolaringologi ospedalieri) che per questo hanno deciso quest’anno di dedicare alle apnee notturne la giornata mondiale del sonno, in programma il 19 marzo.
L’obiettivo è sensibilizzare la Regione ad adottare al più presto direttive che riprendano le indicazioni fornite dalle tre società scientifiche sull'assistenza a chi soffre di apnee notturne. In particolare, le tre associazioni hanno elaborato un documento per definire un modello organizzativo regionale, multidisciplinare e interaziendale in grado di garantire, grazie un sistema in rete, uno standard diagnostico-terapeutico in linea con la medicina basata sull'evidenza e la letteratura nazionale e internazionale.
A sostegno del documento, hanno inoltre fatto un censimento regionale delle 19 unità operative, organizzate in 17 centri, impegnate nel settore. E ora si augurano di aprire un tavolo di lavoro fra Aipo, Aims, Aooi e assessorato alla sanità.
Dallo studio si evince inoltre il basso numero di personale dedicato a questo tipo di patologia con una distribuzione delle risorse umane e strumentali disomogenea sul territorio. In più, in 12 dei 17 centri (circa il 70%) per la prima visita l’attesa non supera i sei mesi, ma solo in quattro centri (23%) la visita avviene entro 30 giorni. Spicca, invece, la qualità della diagnostica.
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