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Marconi, quello della radio

Notizia pubblicata il 21 marzo 2009



Categoria notizia : Spettacoli


«PERCHÉ ho fatto questo spettacolo? Perché mi sono arrabbiato con i bolognesi che non sanno bene chi sia il loro concittadino Guglielmo Marconi e non vanno a visitare il museo a lui dedicato».

GIORGIO Comaschi non fa troppi preamboli e arriva subito al cuore della questione che l’ha portato a pensare, in occasione del centenario del premio Nobel per la fisica assegnato al grande inventore nel 1909, lo spettacolo Quello della radio.

Marconi, la storia dell’uomo che ha cambiato il mondo, che sarà mercoledì al Teatro Duse di Bologna in un’anteprima nazionale con ingresso gratuito fino a esaurimento posti per poi andare regolarmente in scena a pagamento fino a domenica pomeriggio. Il titolo scelto per questo lavoro prodotto dall’agenzia bolognese Procope Studio e sostenuto dalla Fondazione Del Monte, che già ha avuto una prima mondiale in Australia la scorsa estate, è molto significativo verso la superficiale conoscenza che molti possono avere verso lo scienziato. «Quello della radio» è una frase con cui ci si pone nascondendo con un po’ di presunzione l’imbarazzo di mancati approfondimenti. E così Comaschi, che è solo sul palco (in alcuni momenti coadiuvato da un attore-spalla, Alessandro Pilloni, che in camice si aggira fra l’oscurità e la luce) in una scena dominata da aquiloni (quelli che Marconi usava per i suoi esperimenti), alcuni tavoli pieni di oggetti, cianfrusaglie, pile, elettrodi, marchingegni per esperimenti e immagini di documenti proiettate, racconta questa fantastica vita che appartiene un po’ a tutti noi. Se non altro attraverso quegli oggetti diventati status symbol (cellulari & C.), di cui raramente capiamo la complessità.

«Nessuno è profeta in patria — confessa Comaschi — e Marconi ne è un esempio. Io ho voluto riconsegnare a Bologna la storia di un bolognese e mi sembrava incredibile che nessuno sapesse nulla su un personaggio dalla storia davvero formidabile. A cominciare dalla sua mamma irlandese, la vera inventrice morale del wireless potremo dire. Io comunque racconto l’uomo, non lo interpreto. Dopo un anno di studi alla Fondazione Marconi e l’aiuto di Maurizio Bigazzi, un grande tecnico che è forse la reincarnazione di Marconi stesso, ho scritto questo testo e l’ho porto al Duse, il Teatro di Bologna che, non si sa perché, viene lasciato alla deriva del continente».
COMASCHI spera che lo spettacolo venga comunque recepito maggiormente in Italia, come lo è stato all’estero dove “Quello della radio” ritornerà ad aprile, volando verso il Canada per un minitour. L’apprezzamento di Elettra Marconi, figlia dell’inventore e della contessa Maria Cristina Bezzi Scali, è stato grande per questo spettacolo, che ha tratto notizie anche da un libro scritto dalla figlia Degna, avuta da Marconi dalla prima moglie e da uno scritto dalla seconda consorte.
Il progetto teatrale è stato anche un’occasione preziosa per la Fondazione Marconi in questo anno che segna i cent’anni del Nobel, per diffondere ancor più il nome del fisico e dar grande respiro alle celebrazioni marconiane che iniziano un mese prima rispetto alla data formale, il 25 aprile, giorno di nascita del famoso bolognese.

foto by http://www.flickr.com/photos/kt/