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Versi in blues a casa Ratti
Notizia pubblicata il 14 settembre 2007
Categoria notizia : Spettacoli
UNA VOCE che ondulava tra musica e spremute agrodolci di sentimenti, docile e sinuosa in quel suo infilarsi tra le pieghe dell'animo; un corpo trasportato dalla poesia, sulla via di un monologo che sta tra l'amore e l'eterno; q uesto ed altro è stato "Concerto di poesie", l'applaudito recital di poesia musicata, o di musica cantata, di Francesca Merloni, che è andato in scena nella suggestiva corte della boutique Ratti, in via Rossini.
Sobria ed essenziale la scenografia che ha indotto all'eleganza da subito, allacciando un filo neanche troppo ideale con la performance della giovane artista.
POETESSA innanzitutto, Francesca Merloni, che, con la collaborazione di quattro bravi musicisti blues, ha dato corpo, musicandole, alle sue liriche (ha scritto tre libri, l'ultimo è "Il passo della costellazione") introdotta con affetto dalla signora Silvana Ratti, che ha fatto gli onori di casa.
Con lei, tra il pubblico, anche il vice sindaco Barbanti, l'assessore Pieri, il professor Tittarelli, Francesco e Cecilia Merloni (presente anche la nuora Esmeralda) e poi le signore Selci, Ugolini, Montanari, Dolci, Silvana Marchionni, la cui essenza primaverile è sembrata quasi alimentare la speranza espressa nella fase centrale dello spettacolo della poetessa sul palco (magia della poesia), Vittorio Livi, la preside della facoltà di Sociologia dell'Università degli studi di Urbino Lella Mazzoli, e poi tutti gli altri fino alla singolare e dolce figura di un "barbone" che si è affacciato all'uscio, quasi inconsciamente attratto dal viaggio nell'inconscio regalato a tutti da Francesca.
"Dicono che i poeti tendono l'animo del mondo, è il contrario", ha esordito la poetessa, attraversando poi le "valli interiori" con un incedere aromatico di emozioni: "Bevi all'anima ancora un sorso/ non è tardi/ finché io possa guardarti/ non uno straniero".... "Ama di me il silenzio/ questo silenzio è duro/ e mi da' pena..."..."il tuo sorriso è il mio manto...".
UNA serie di liriche narrate, provocate, attenuate, portate dall'alternarsi del ritmo dei musicisti, scandite dalla versatilità delle percussioni, e soprattutto dalla ruvida verità soffiata sul sax che è stato il vero compagno di scena di Francesca.
La quale, dopo avere liberato parole sulla tela musicale, lasciando cadere macchie di colore vivo sull'animo di tutti i presenti, si è concessa anche spunti lirici che lasciano il segno: "...quanto amore padre/nel buio cerchiamo/ la nostra terra promessa/ senza il coraggio/ di chiedere scusa/".