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Omaggio della Fondazione del Monte a un artista troppo a lungo dimenticato

Notizia pubblicata il 07 maggio 2009



Categoria notizia : Cultura


AL CENTRO del ’900 bolognese c’è sempre e solo Morandi. Nel bene della sua grandezza e nel male dell’eredita poderosa, incombente, asfissiante, ineguagliabile, che egli lasciò a chi venne dopo di lui. O ai suoi contemporanei in città. Impossibile confrontarsi con lui.Impossibile fare meglio.

Arduo, aprirsi un varco verso scenari artistici che, in Europa e nel mondo, all’indomani della seconda guerra mondiale andavano rovesciandosi.

Per Bruno Pulga, nato a Bologna nel ’22 e morto settantenne, allievo dello stesso Morandi e di Virgilio Guidi nell’accademia di via delle Belle Arti, protagonista della mostra che si apre oggi nella sede bolognese della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (fino al 12 luglio, tutti i giorni ore 10-19; ingresso gratuito; catalogo Bononia University Press), il problema fu questo.

Respirare a pieni polmoni l’aria nuova, e non sempre confortevole, che si aggirava non solo nella pittura, ma nella poesia, nel cinema, nella letteratura. E se farlo volle dire, per lui, rinunciare a una città a un tempo accogliente e soffocante, l’uomo lo fece. A costo di avere maggior fama fuori che nel posto dov’era nato, e di ritrovarsi, a 17 anni dalla scomparsa, senza una sola mostra dedicatagli sotto le Due Torri. Sicché, come ha spiegato alla presentazione il presidente della Fondazion del Monte, Marco Cammelli, «questa esposizione prosegue, dopo quelle di Ciangottini e Cuniberti, il recupero di artisti di alta qualità, rimasti nella loro Bologna in una zona di penombra, di immeritata smemoratezza».

GIÀ IL TITOLO della mostra curata da Michela Scolaro, Bruno Pulga. Bologna-Parigi e ritorno, il viaggio, il trasferimento, l’esodo umano e artistico del pittore che, non ancora quarantenne, e dopo avere già riscosso l’attenzione di critici come Francesco Arcangeli e Luigi Carluccio, e della leggendaria galleria Il Milione di Gino Ghiringhelli, si trasferisce a Parigi. E’ l’età dell’informale, dell’arte che, lacerata dalla guerra, nega non solo la vecchia ideologia realistica, ma anche l’ipotesi cara all’astrattismo di poter interpretare il mondo secondo forme geometriche, linee rette o curve.
LE OLTRE 40 opere (provenienti da collezioni private e dalla famiglia) sono il racconto di questa specie di combattimento di Pulga alla ricerca dell’armonia perduta. «Mi ha sempre colpito — si legge in una delle frasi del pittore che ritmano il percorso — la tragedia che c’è in un volto umano e che si trova con la stessa intensità anche in uno scorcio di paesaggio, ed io cerco appunto di portarla sulla tela assorbita e resa più evidente nello stesso tempo dagli effetti cromatici del colore».

Le ‘teste’ degli anni ’50, che aprono il percorso — tematico, non cronologico — sono la prima testimonianza della rivolta esistenziale che, lavorando sulla materia, Pulga mette sulla tela. E poi vengono i paesaggi, prima più squadrati, e poi inghiottiti in superfici color del giallo, del verde e dell’azzurro. Il ritorno si avvicina. Ma chi torna non è più quello che è partito.

DOPO IL SUCCESSO, nel ’72, dell’antologica al Musée de l’Art Moderne di Parigi, Pulga espone a Bologna, a Milano, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. E a Ferrara, a Palazzo Massari, nel 1982, si deve a Franco Farina una rassegna che riassume l’ultimo decennio della sua produzione. La ricerca dell’armonia perduta sembra portata a termine. Eppure, la parte più attraente dell’intera mostra si incontra nell’ultima sala, con le grandi ‘falaises’, le falesie, gli strapiombi rocciosi creati dall’erosione del mare lungo le coste francesi (in Normandia, ma anche intorno a Marsiglia) che Pulga coglie in una specie di identificazione assoluta, universale. Lì, nell’ultima sala, ‘La grande falaise bianca’ non cancella solo la forma, ma anche il colore, ridotto a un beige senza luce. Le forti tinte della prima sala sono sparite. Si fa silenzio. Come se lo sperimentatore Pulga avesse davvero esaurito tutta la sua pittura possibile.

foto by http://www.flickr.com/photos/micheleska/