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Dalla balera all’elettronica Bentornata “spaghetti house” Un documentario ripercorre una ruggente stagione musicale

Notizia pubblicata il 20 gennaio 2009



Categoria notizia : Fatti Curiosi


E’ UNA STORIA tutta emiliana, ma dal respiro internazionale, quella avventurosa della house music italiana, il genere che i giornali inglesi definirono “spaghetti house”, che portò per la prima volta la musica elettronica nata intorno alle piste da ballo della nostra regione in tutto il mondo.

Un’epoca narrata adesso dal giovane regista riminese Maurizio Clemente in un documusical, di prossima uscita su dvd, Italohouse Story. 1984 1994, ambientato tra Bologna e la riviera romagnola, tra discoteche e sale di registrazione. Una parata di personaggi intervistati che, oltre venti anni fa, mescolarono la tradizione tutta italiana della melodia, con la fascinazione per i primi strumenti elettronici e l’amore per la balera.

Come spiegare altrimenti questa torrenziale ondata che fece di Bologna e di Rimini, in quel decennio, il centro della musica dance, con tante produzioni discografiche diventate adesso oggetti di culto, dischi a volte rarissimi considerati all’origine di quella piccola rivoluzione, musicale e di costume, che è stata la dance music.

Ritroviamo nel documentario Checco Montefiori di Forlì, che adesso fa parte dei Montefiori Cocktail e che allora, con il nome di Kekkotronics, faceva ballare i ragazzi nei club di Chicago e Londra; Luca Trevisi, che è ora uno dei più importanti venditori al mondo di vinili introvabili (e dalle altissime quotazioni), che registrava usando la sigla di LTJ; Sabrina Bertaccini, storica pierre del Kinky degli anni ’80. «La musica in Emilia in quelli anni— spiega Maurizio Clemente — era il legame tra le discoteche, la gente che le frequentava, la moda e la trasgressione».

Ma una trasgressione così lontana dagli eccessi di questi anni.

«Le discoteche oltre ad essere un luogo di svago e di ritrovo, erano un luogo di culto, per appassionati di musica dance. Oggi l’attenzione è focalizzata più sulla perdita di coscienza, che non sul piacere del ritmo».

Perché realizzare un film sulla house italiana, prodotta in Emilia Romagna?

«Perché era doveroso girare un documentario con testimonianze di questo movimento di grande impatto socioculturale, che ha permesso ai dj della nostra regione di farsi conoscere in tutto il mondo»

Nel film ci sono artisti come Jestofunk, band arrivata dalla provincia di Ravenna che ha avuto l’onore di rappresentare l’Italia in tanti festival internazionali, Cirillo, il dj che ha fatto nascere il ‘mito’ del Cocoricò e che oggi é la ‘stella’ di Ibiza al CircoLoco, Flavio Vecchi, altro dj di Bologna, che ha vissuto la scena della musica afro nella Baia degli Angeli, i Pasta Boys, anche loro di Bologna, ma in viaggio tra Miami e Londra, Achille, che adesso dirige il più fornito negozio di dischi di rock e elettronica di Bologna, il Disco d’Oro.

foto by http://www.flickr.com/photos/natalia_gustafson/