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Nuovo Film di Ferzan Ozpetek Le mine vaganti nelle Sale di Rimini

Notizia pubblicata il 02 marzo 2010



Categoria notizia : Spettacoli


Voglio raccontare gli affetti, poco importa se all'interno di una famiglia tradizionale o allargata». Ferzan Ozpetek, all'anteprima de Le mine vaganti, prodotto da Fandango con Rai Cinema e scritto con Ivan Cotroneo, conferma la propensione a scavare nei sentimenti e nelle trappole dei rapporti, anche nel recinto più istituzionale: «Questa è una famiglia classica, con padre, madri e figli.

Anche se per me è ugualmente importante la famiglia degli affetti sinceri e degli amici, al di là dei legami di sangue ».

LA CELLULA FAMILIARE è quella dei Cantone, pastai da generazioni il padre Vincenzo Ennio Fantastichini, che vorrebbe consegnare l'impresa ai due figli, a cominciare da Tommaso Riccardo Scamarcio che rientra a casa da Roma e vorrebbe confessare urbi et orbi nel bel mezzo di una tavolata il suo sogno di scrittore e l'omosessualità, salvo essere anticipato dal fratello Antonio/Alesavere sandro Preziosi. Sono loro le mine vaganti che fanno da detonare al non detto e agli strati sottotraccia che ogni componenete della tribù nasconde.

La frustazione della moglie Lunetta Savino, le stravaganze di Luciana Elena Sofia Ricci, la sorella Elena Bianca Nappi che rifugge dalla prigione domestica, la figlia del socio lbaNicole grimaudo. a tenere l'ordito, da un altro punto di vista, lo sguardo di Tommaso («Ho esitato - spiega Scamarcio - ad accettare un personaggio così delicato.

Ma poi mi ha conquistato e ho cercato di interpretarlo proprio nell'indecisione che lo segna»), e quello della nonna/Ilaria occhini che cela un rimosso della giovinezza e alla fine dispensa al nipote una delle battute fin troppo chiave del film: «Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi deve odiare.

Sbaglia per conto tuo, sempre». Ozpetek racconta di essersi tuffato nel film e di averlo assecondato senza remore: «I dolci e le tavolate che mi rimproverano di lesavere messo ancora una volta? Chi se ne frega, sentivo che andavano bene e ce li ho messi. Mi sono sentito libero di fare quello che mi passava per la testa».

Forse anche di fare i conti con il padre: «A 51 anni forse si può. Ci sono sempre dei conti in sospeso ».

RESPINGE i cliché dalla sua storia e anzi spiega di essersi mosso trasversalmente agli stereotipi (omo-etero, tradizione-trasgressione...): «Avevo voglia di ridere su cose anche drammatiche, di giocare tra dramma e risata. Per me è stato un film molto liberatorio». Anche la location di Lecce ha contribuito: «Volevo il Sud con le sue particolarità e Lecce ha una splendida atmosfera, l'arte, la storia, e soprattutto l'apertura della sua gente». Tutto intorno la gioia dei suoi attori e un talk pieno di aneddoti a cominciare dal trauma dei capelli tagliati a sorpresa durante una pennichella confessato da Scamarcio e Nicole Grimaudo.