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Sanremo Festival Italiano?

Notizia pubblicata il 17 novembre 2009



Categoria notizia : Spettacoli


Mazzi, direttore artistico, riscrive la Costituzione della kermesse: apertura agli autori stranieri e ai dialetti. I Tazenda: "E la novità qual'è ? Noi nel '92 partecipammo con "Pitzinnos in sa Gherra"".

Musica maestro. Stavolta non solo nel senso di accordi, orchestra e canzoni. Ma musica nuova intesa come novità e scossoni. E polemiche, naturalmente. Perché Sanremo 2010, è già iniziato,
anche se il palco del teatro Ariston per ora è silenzioso. Chi inizia invece a far rumore è Antonella Clerici ('Non ci sarà nessuna co-conduzione: sul palco comando io') tuona la presentatrice dell'edizione numero sessanta del festival della canzone italiana. Bene, sgomberato il campo da possibili interferenze all'Antonella nazionale e popolare, ecco le regole ma soprattutto le novità del nuovo concorso canterino.

IL DIALETTO in gara, prima trasformazione e concessione perché no all'attualità anche politica. E ancora: autore-interprete o compositore potranno anche non essere italiani. La possibilità per i “Giovani” di partecipare alla gara anche con brani non inediti (concessione questa che strizza l'occhio più ai talent-show che alla costituzione stessa del festival) e, infine, a proposito dello show dei
talenti: il vincitore o la vincitrice del programma televisivo “X Factor” (ultima puntata il prossimo 2 dicembre), entrerà di diritto nella competizione con gli artisti professionisti: i cosiddetti “big”. Insomma, una vera e propria rivoluzione copernicana oppure una serie di escamotage per cercare di lanciare il prodotto televisivo? Già, perché sembra, da qualche anno a questa parte, che alla fine conta di
più lo share e il gradimento della canzone d'autore. E da questa edizione, anche quella in dialetto. 'Mi fa sorridere quest'apertura al dialetto', commenta Gino Marielli dei Tazenda.
Loro, già nel 1991 a Sanremo osarono portare un brano in sardo: "Andrea (Parodi, nrd) aveva talmente bene studiato il regolamento che era riuscito a trovare una clausola che ci consentiva di interpretare una canzone in sardo". Ma il boom, l'anno successivo: "Nel '92 sul palco dell'Ariston - ricorda l'autore - portammo “Pitzinnos in sa Gherra” (bambini in guerra), al 99.9 per cento in sardo (logudorese)
e con l'ultima strofa di De André". E ora, senza clausole né postille, Sanremo si accorge di aprire alle lingue: "Meglio tardi che mai", chiosa Marielli che poi aggiunge: "Sarebbe stato davvero antipatico
creare una sezione a parte per quelli che cantano in dialetto". Altra novità, l'ingresso di autori non italiani: " Mah - commenta l'autore dei Tazenda - non si riesce a portare sul palco cantautori italiani e poi si pensa a far scrivere testi e musica ad autori stranieri...?".

UN VERO paradosso insomma. Che il direttore artistico musicale del famoso festival di Sanremo Gianmarco Mazzi respinge dritto al mittente: "Io credo sia giusto togliere un proibizionismo che non ha nessuna ragione di esistere". E ancora Mazzi torna a dire la sua circa la polemica sulla lingua e le varie interpretazioni delle novità in campo: "Devo dire che mi dispiace che il fatto di ammettere al festival anche le canzoni in dialetto sia stato catalogato come un fatto politico perché si tratta semplicemente di un fatto culturale".

foto by: http://www.flickr.com/photos/webgol/