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Emozioni in cielo: volano gli aquiloni. Domani e domenica l’attesa manifestazione

Notizia pubblicata il 04 settembre 2009



Categoria notizia : Sagre Feste


LA NOTTE urbinate è un instancabile brulicare di carte colorate, filo, canne, bambini che si muovono tra le code e adulti che rubano ai piccoli la spensieratezza del momento: come vere api operaie, gli aquilonisti urbinati, ognuno nelle proprie contrade, lavorano incessantemente alla costruzione delle comete che domani e domenica voleranno per la 54ª festa dell’Aquilone.

La notte, dalle 21 in poi, girare per i vicoli del centro storico e nei quartieri periferici è una sorpresa continua: la contrada di Lavagine cerca di ricostruirsi, dopo anni in cui i sostenitori erano veramente pochi, e lavora nella cantina-laboratorio messa a disposizione dalla famiglia Santini. «Siamo la contrada che ha vinto più trofei — racconta il capo contrada Michele Bianchini — e “lavaginino” era uno dei fondatori della Festa dell’aquilone, eppure non è rimasto quasi più nessuno. Adesso stiamo raccogliendo gente, sempre più bambini ai quali cerchiamo di trasmettere il senso della competizione per la gara della domenica».
TRA quelli di Lavagine gira un detto: appena va su l’aquilone si azzera il quoziente d’intelligenza perché si resta tutti incantati a guardare la cometa. Per arrivare a quel giorno, il momento in cui si presenta l’aquilone di bellezza e si lanciano gli aquiloni per arrivare il più lontano ed in alto possibile, in cui si resta per più di un’ora, senza fiato, a guardare il cielo, di fatica ce n’è tanta: le contrade preparano centinaia di comete e la gioia della preparazione sembra valere quanto il Trofeo, o quasi. «Noi siamo tutti guidati dalla passione per la festa — dicono i ragazzi del Duomo, riuniti all’Oratorio di Santo Spirito —. Alcuni di noi hanno sentito parlare della festa per anni e per la prima volta lanceranno l’aquilone domenica. Il bello è anche riunirsi la sera, disegnare, tagliare la carta, incollare, ognuno fa quello che gli viene meglio».

I contradaioli di San Bernardino, che contano su tanti bambini, i figli di trentenni e quarantenni che sono stati cresciuti con la festa, si riuniscono nelle sale parrocchiali del Mausoleo dei Duchi: «Noi cerchiamo di coinvolgere i piccoli, perché sono loro che devono poi far continuare la tradizione», assicura Paolo Iacomucci, anche se poi sono gli adulti a fare qualsiasi cosa pur di vincere. San Bernardino anche quest’anno spera, grazie alla collaborazione con la comunità Agorà per minori di Corinaldo, di vincere il premio per il partecipante venuto da più lontano, che forse arriverà dall’Afghanistan.

A MAZZAFERRO i ragazzi si ritrovano per costruire aquiloni, ma organizzano anche cene, intrattenimento, come se ci fosse una festa dell’aquilone tutte le sere: «Noi veniamo per lavorare e insegnare ai bambini — dice Emanuele de Angeli —: abbiamo fatto un tabellone con le presenze ed ognuno del gruppo segna quando viene. Ma ci sono le presenze “attive” di chi aiuta, le “passive” di chi sta qui a non fare niente, le “gommose” di quelli che non si sa cosa fanno e infine anche le “dannose”».

Piansevero, quartiere popolosissimo, invece, ha il problema contrario: «Siamo rimasti veramente pochissimi, anzi diciamo nessuno — spiega il capo contrada Roberto Magi alle prese con l’aquilone di bellezza —. Non c’è più una grande aggregazione, anche se io continuo a fare aquiloni, la vera passione degli urbinati». l.o.

photo by http://www.flickr.com/photos/strocchi