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Quando Olmi entrò nei Sogni di Fellini

Notizia pubblicata il 11 novembre 2007



Categoria notizia : Cultura


L'ULTIMO CHIODO, forse, deve ancora piantarlo. Ma semmai dovesse decidere di girare un nuovo film, dopo aver annunciato il suo addio al cinema con Centochiodi, Ermanno Olmi lo farà  "soltanto per Federico".

 Erano davvero amici, lui e Fellini.

E ieri il regista de L'albero degli zoccoli, arrivato a Rimini per ritirare l'ambito premio della Fondazione dedicato alla memoria del Maestro, l'ha voluto ricordare a modo suo. Senza tristezza, senza melanconia, "perchè così avrebbe voluto Federico.

E stamattina (ieri per chi legge, ndr) al Teatro degli Atti, mentre ascoltavo i racconti di chi l'ha conosciuto o ha lavorato con lui, e mi pareva di essere ad una veglia funebre, guardavo il suo autoritratto e ho avuto l'impressione che mi stesse dicendo : Ermanno, perchè tanta tristezza? Dov'é la gioia?".

ECCO, la gioia: per Olmi il grande segreto di Fellini era proprio questo. "Federico - spiega il regista - aveva come sua aspirazione ultima la gioia. E aveva la capacità , davvero unica, di fare sogni di straordinaria vitalità ...".

Quei sogni che Fellini, per 30 anni, ha messo su carta disegnandoli, e al centro ieri e oggi dell'annuale convegno sul regista promosso dalla Fondazione.

Ed é stato proprio sfogliando il Libro dei sogni che Olmi ha scoperto, in queste settimane, di essere menzionato da Fellini in uno dei primi disegni, del '62.

In quel sogno Fellini immaginava 4 fratellini che riuscivano a fermare e a disinnescare un pesce siluro ricoperto di bombe.

Fellini scrisse: Ermanno ci farà  sopra un bellissimo film. "Chissà , non posso dirlo ora, ma sarebbe bello farlo per Federico. Chissà  perchè non me ne ha mai parlato... In quel periodo ci frequentavamo molto".

Ma Fellini era fatto così, e lui lo sa bene. "Non so se posso dirmi felliniano, forse direi una bugia, ma di sicuro tra noi c'erano quelle affinità  elettive descritte da Goethe. Fellini é stato l'artista che ha saputo trasformare la soluzione in un enigma, lui stesso era un enigma meraviglioso, sfuggiva a qualsiasi tentativo di razionalità ...".

MENTRE OLMI, incalzato, non sfugge a nessuna delle domande sull'ultimo Centochiodi.

In un simpatico siparietto il regista, aiutato da Vincenzo Mollica ("sono un po' sordo, Vincenzo dammi una mano"), Olmi spiega che "i libri, come sosteneva Raymond Klibansky, sono necessari ma non parlano da soli.

Guardate il Vangelo: é uno dei libri più celebrati, e forse il più traditi dall'umanità . Se non si mette in pratica, a che serve? Se me lo permettessero, io andrei in chiesa oggi stesso a inchiodare il Vangelo, se questo servisse a salvare un uomo crocifisso". Non si meraviglia Olmi, quando gli chiedono perchè L'albero degli zoccoli non viene più trasmesso in tivù. "Non lo so - risponde Olmi - ma piacerebbe saperlo anche a me.

La tivù ha logiche tutte sue, noi possiamo decidere di non guardarla. Magari così non ci sarebbero più certi programmi alla tivù". Poi l'ultima confessione. "Le emozioni esistono ancora, eccome. Ma bisogna liberarsi dalla razionalità . Io perdo volentieri la razionalità  per un brivido di felicità ".

     

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