Anche Faenza ha il suo dolce tipico. Ecco i super tortelli
Notizia pubblicata il 27 dicembre 2007
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Ogni città che si rispetti, soprattutto se ha ambizioni turistiche, annovera tra le proposte ed i souvenir ricette tipiche, dolci e specialità di cui i visitatori possono fare incetta, prima del ritorno a casa.
Chi va a Siena si procura il panforte, chi va Saronno l'amaretto, a Napoli i babà o le sfogliatelle, per non dire di varie torte con simboli araldici stampati sopra le confezioni a caratterizzarle come tipiche del luogo dove sono state prodotte e acquistate.Da oggi chi si reca a Faenza non potrà fare ameno di cercare e procurarsi i "turtéll".
A stabilire che devono essere loro a rappresentare dal punto di vista della "gola" la città manfreda é stato il Sindacato panificatori artigiani aderenti all'Ascom, che già ad "Enologica 2007", la fiera tenutasi in novembre, ha introdotto la novità . «Per noi deve essere un dovere - affermano i fornai - tramandare alle generazioni future la conservazione e la diffusione di questo dolce locale molto apprezzato».
Il loro impegno sottoscritto é di «mantenere la ricetta e il ripieno quanto più simili ai dettami dell'antica tradizione, utilizzando solo ingredienti e castagne di prima qualità ».In particolare, il dolce é stato identificato quale «gustoso prodotto profondamente legato al folclore e alla storia della terra faentina: un'eccellenza della tradizione». A sostegno dell'idea non manca un'approfondita ricerca storica.Da questa si scopre che la sua forma stravagante si perde nella notte dei tempi. Come altri dolci della cucina povera venivano realizzati nei periodi invernali, quando l'assunzione di zuccheri era necessaria a sopperire alla mancanza di altri alimenti, e a combattere il freddo.
All'origine la ricetta prevedeva pochi ed essenziali elementi come farina, acqua, sale e quando si poteva del miele. Come ripieno veniva utilizzato il fagiolo lessato e schiacciato, ma solo nella sua variante chiamata "dall'occhio".Solo successivamente si utilizzarono lo zucchero e le castagne.I biscotti ottenuti vengono ora come in passato inzuppati nella "saba" o "sapa", lo sciroppo fatto con il mosto dell'uva bollito, a sua volta frutto di una ricetta che si perde nei secoli.Molte sono le teorie sulle origini. Ma unica notizia storicamente confermata é l'area geografica di nascita identificata nel Faentino.In particolare, la paternità pare sia da attribuirsi alle massaie di Borgo Durbecco.
Esiste infatti il "Tortello di San Lazzaro" che anche il dizionario romagnolo-italiano di Libero Ercolani colloca in quell'area come dolce faentino da prepararsi in occasione della festa di San Lazzaro (che si celebra appunto nel quartiere Borgo).La sua diffusione in tutto il Ravennate é legata alla proverbiale ospitalità romagnola: in occasione delle diverse ricorrenze i turtéll venivano offerti in dono sia ai parenti in arrivo, oppure portati fuori città quando ci si recava in visita.
«Era consuetudine - tira le conclusioni Gabriele Romanato dell'Ascom -, soprattutto durante le feste,
passare di casa in casa per fare gli auguri e assaggiare i tortelli. Credo che quella dei panificatori sia stata un'ottima scelta».
(photo by controvento)