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Eventi Plautus Festival del 22 Luglio

Notizia pubblicata il 21 luglio 2010



Categoria notizia : Eventi


Lo spettacolo in scena giovedì 22 luglio vede nei panni di entrambi i gemelli un artista caro al pubblico sarsinate (già dieci presenze, con la prima nel 1994), Massimo Venturiello, affiancato da un cast energico ed esperto di commedia, che si alterna nei vari ruoli che il testo richiede: Marta Dalla Via, Nicola Cavallari, Camillo Grassi, Tamara Fagnocchi, Franco Silvestri, Fabio Casali.

Firma la regia l’olandese Ted Keijser, insegnante, regista e attore proveniente dalla scuola di Jacques Lecoq, che imprime allo spettacolo una lettura senza quarta parete, un allestimento basato sul corpo e sulla verità dei personaggi. “Come per tutti i miei lavori da regista - dichiara Keijser - cerco, anche con Menaechmi, la musica e il ritmo della parola e la musica e il ritmo del corpo, la musica e il ritmo del coro dei commedianti e la musica e il ritmo dello spazio. Cerco di andare fino in fondo nel gioco degli equivoci, proposto da Plauto. Cerco con i commedianti il massimo della loro fisicità. Voglio creare la complicità tra di loro per arrivare a mettere in risalto la struttura del testo”. Le musiche di Andrea Mazzacavallo sono originali e suonate dal vivo e, nella tradizione plautina, portano avanti la trama aiutando gli spettatori nel gioco degli equivoci…
Il successo di questa commedia dell’autore latino, imitata a lungo nella storia del teatro occidentale – basti ricordare La Calandria del Bibbiena, I due gemelli veneziani di Goldoni e l’ancor più famosa Commedia degli equivoci di Shakespeare” – si basa proprio sul fatto che il pubblico è a conoscenza dell’intricato equivoco mentre i personaggi sono avvolti e stravolti nella trama infinita di malintesi. Non mancano naturalmente gli altri ingredienti plautini: gli intrighi e le passioni dei vecchi sempre innamorati delle meretrici e sempre in litigio con le proprie mogli, gli aiuti e le risoluzioni dei servi, cuochi e parassiti a fare da contorno. Una storia comunque con un lieto fine, come si voleva all’epoca e come, dopotutto, ancora si gradisce ai nostri giorni per estraniarsi dalla quotidianità.