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Il viaggio di Enzo Biagi nella Mangelli

Notizia pubblicata il 08 novembre 2007



Categoria notizia : Cultura


1948: il grande giornalista fu a Forlì per raccontare la crisi della fabbrica

VECCHIE CRONACHE

"I L NOSTRO é un mestiere che abitua alle emozioni. Fatti, personaggi, perfino le sciagure vivono in noi come motivi di racconto.

E' una specie di condanna: i lettori vogliono soprattutto documenti, confondono la freddezza con l'obiettività .

Chiedono parole esatte: ma dentro alle parole c'é pur sempre la coscienza e il sentimento di chi riferisce, di chi ha visto per loro".

Lo stile e la professionalità  di Enzo Biagi erano maturi quando, giovane inviato de 'Il Giornale dell'Emilia', giunse a Forlì per seguire una vicenda complessa. Il calendario segnava la data del 24 giugno 1948 e l'articolo aveva per titolo 'Giorni duri per le industrie in Romagna', con un occhiello lapidario: 'Due prospettive, fame e fallimento'.

ENZO BIAGI, all'epoca in procinto di compiere 28 anni, era già  una firma nota nel panorama regionale e il quotidiano bolognese che proseguiva l'attività  editoriale de 'Il Resto del Carlino' (testata nella quale sarebbe confluito in seguito), gli aveva assegnato il compito di seguire un caso spinoso.

Una vicenda economica e sindacale, animata da un crescente scontro sociale, da scioperi e licenziamenti, che vedeva al centro due delle maggiori aziende romagnole dell'epoca, in ognuna delle quali trovavano lavoro circa 2 mila dipendenti.

Si trattava degli stabilimenti di proprietà  Orsi Mangelli di Forlì (Saom e Sidac) e della grande industria di trasformazione alimentare 'Arrigoni' di Cesena. Cronache locali ma non solo, perchè in quei fatti il giornalista leggeva "il dramma del nostro paese, non solo di una città  della Romagna; é un piccolo caso di quelli che riempiono le statistiche che esprimono in diagrammi l'angoscia e le incertezze della nazione".

La crisi delle imprese romagnole acquistava così un significato simbolico per l'Italia del 1948, anno iniziato con l'entrata in vigore della Costituzione e proseguito con le infuocate elezioni politiche del 18 aprile.

Il pezzo entrava nel merito della questione, portando le voci e le ragioni delle parti in causa con un invito preciso: "voglio chiederti, lettore, un poco di attenzione per la storia che ti racconterò, che é vecchia come tante altre, ma é un bene per tutti se pensiamo un po' a queste faccende che non riguardano solo una fabbrica, mille persone, cento azionisti, ma tutti noi che scriviamo, guidiamo tram, facciamo vestiti, educhiamo i bambini".

IL PROBLEMA, sia nel caso dell'Orsi Mangelli che dell'Arrigoni, risiedeva nella profonda e apparentemente inestricabile situazione di crisi economica, stretta fra le esigenze di sopravvivenza delle aziende e le legittime rivendicazioni sindacali, fra i 'tagli' e le proteste, fra i conti da far tornare nei bilanci e i conti da far tornare nelle famiglie. "Questi sono i termini della questione, così come si presentano nella realtà ", commentava Biagi, "questa é la trama del dramma".

Un dramma specchio dell'Italia di quei tempi. "Da una parte la prospettiva della fame, dell'altra quella del fallimento".

La cronaca di Biagi, dopo aver preso in esame il problema e aver sviluppato compiutamente la notizia, attraverso interviste, esposizione di dati tecnici e confronti, si concludeva con una riflessione.

"Le due maggiori industrie della Romagna vivono giorni difficili. Ho visto gli operai uscire dagli stabilimenti: volti preoccupati, seri, uomini in attesa di una tranquillità , di una sicurezza che dovrebbe essere un diritto, ma che i tempi rendono difficile, incerta, come una conquista. C'é chi lotta per salvare il pane, chi vuol salvare una azienda e non c'é medicina: bisogna ricorrere a un doloroso atto chirurgico. Un dilemma che solo chi é in malafede o chi mira a delle speculazioni può prospettare diversamente. 'Crisi' é una parola atroce, come 'terremoto' o 'guerra'. Colpisce tutti, senza discriminazione".

foto by Felizio