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Emma Dante dal Teatro di Ricerca alla Scala

Notizia pubblicata il 30 novembre 2009



Categoria notizia : Spettacoli


La regista racconta l'opera che debutta il 7 dicembre a Milano: ' ho ricreato un ambiente viscerale e mediterraneo. Prima d'ora non ero mai stata al Piermarini: una magia. Dal Teatro di ricerca volo alla Scala, la mia Carmen? ha l'anima del Sud'

Attrice, autrice, regista, costumista, scrittrice. Spettacolo dopo spettacolo (da mPalermu, a La Scimia), il suo cammino è diventato l'avventura più elettrizzante (e rivoluzionaria) accaduta al teatro italiano negli ultimi anni. E ora, per Emma Dante c’è la Prima della Scala.
Insieme a Daniel Barenboim ha prima studiato («Il lavoro è cominciato oltre un anno fa»), quindi immaginato e realizzato la Carmen che tutto il mondo si fermerà a guardare la sera del 7 dicembre.

Questa è la sua prima regia lirica. Come si è accostata al testo da mettere in scena?

Io faccio teatro di ricerca, ma in questa Carmen non volevo forzature. Nell’opera comanda la musica, ed è importante che la regia se ne renda conto. Il dialogo con Daniel Barenboim è stato naturalmente centrale. Lui stesso fa drammaturgia, attraverso la musica. Non ci sono due lavori separati, il mio e il suo. Il lavoro è unico, sviluppato
attraverso lo studio e il dialogo.
Le scenografie sono di Richard Peduzzi, che la Scala conosce per il Tristan und Isolde. I contumi invece sono suoi. Si è parlato fi una 'Carmen del Sud': è ina definizione corretta?
Intanto, devo precisare che sono state dette cose che non corrispondono a verità. Non ci sono bare, non ci sono suore e
non c’è nessuno stupro. Il Sud c’è, ma inteso come luogo dell’anima. C’è un ambiente mediterraneo e viscerale, e quindi c’è il Sud. Ma non è la Sicilia, né la Spagna. È un luogo che si fa metafora di una condizione mentale.
Come interagiscono sulla scena i personaggi?
Gli attori hanno bisogno delle indicazioni giuste su testo e sottotesto, altrimenti non cantano. Cantano perché c’è un motivo. Sul dramma, ripeto sempre che è come un corpo. Il cuore è il suo centro, ma ogni altra parte deve funzionare bene, altrimenti la vita si ammala. E qui il cuore è Carmen, che prende su di sé il peso di dover scegliere. Scegliere è difficile e rischioso, perché ci si espone. Lei sceglie, ed è proprio per questo che fa paura.
Lei viene dal teatro indie e sperimentale. Cosa prova a debuttare nel tempio della lirica?
Ho avuto la fortuna di frequentare Milano molto spesso. Quasi tutto il mio teatro è passato al CRT-Teatro dell’Arte, e Milano
è sempre stata molto complice. L’emozione di entrare alla Scala, dove non ero mai entrata neanche da spettatrice, è stata
unica. In quel momento ho percepito chiaramente qualcosa di magico che mi ha fatto anche un po’ paura. Una frase ricorrente dice 'la musica rimane': la Scala è il ventre più grande che contiene questa magia.