Concetta ed Elena affiancano padre Gabriel nella sua missione
Notizia pubblicata il 29 luglio 2009
Categoria notizia : Fatti Curiosi
MAL D’AFRICA. Sconosciuto alla letteratura scientifica, ma non a quella del cuore, e descritto da tanti, ha pesantemente contagiato due donne cesenati. «E’ un male-bene — sottolineano —, una nostalgia, un monito costante che t’accompagna e guida in ogni azione della vita quotidiana».
Concetta Panzera ed Elena Olivieri paiono avere poco in comune: la prima è una matura signora, madre di due figli adulti, casalinga, sostenuta da una forte fede religiosa; la seconda è più giovane, single, titolare di una farmacia, colta e piena di interessi. Eppure, i loro destini si sono incrociati e legati indissolubilmente per una causa comune: l’Africa appunto, l’Eritrea in particolare.
Concetta ed Elena sono da poco tornate da una missione in quel Paese, dove opera l’instancabile padre Gabriel, frate francescano nativo del luogo. La luce dei loro occhi e i racconti appassionati valgono più di tante foto, che pure hanno scattato per documentare quanto l’aiuto dal basso possa fare per quelle comunità martoriate, quei poveri villaggi afflitti da guerre, malattie, sete, povertà.
«Io mi sono accostata più di recente a questa causa — racconta Elena, che è stata compagna del musicista Alberto Borsari, scomparso da alcuni mesi e alla cui memoria dedica questo impegno morale —, mentre Concetta segue le missioni cattoliche dell’Altipiano centrale dal 2004, quando vi si recò insieme a un gruppo di volontari guidati dall’allora vescovo di Cesena, monsignor Lino Garavaglia».
DA QUEL GIORNO Concetta, che ha coinvolto l’amica Carmela Governali, amici, parenti, conoscenti e Caritas diocesana, promuove, quale forma di sostegno e aiuto economico per l’Eritrea, le ‘adozioni a distanza missionarie francescane’: 26 euro al mese per garantire cibo, istruzione, acqua, cure ad alcuni dei tanti bambini di quella terra che non conosce consumismo, sprechi, superfluo.
«Abbiamo visitato decine di villaggi — raccontano —, incontrato tante donne sole coi propri figli, poiché i mariti sono reclutati dall’esercito.
Siamo entrate in capanne costruite con sterco, sassi e paglia dove le padrone di casa ci onoravano del poco che avevano con la cerimonia del caffè; abbiamo raccolto storie e sofferenza vissute segna lagnanze, in dignità e con un’incredibile speranza nel domani, ma soprattutto siamo andate alla ricerca di quei tanti bambini ‘adottati’ da famiglie cesenati di cui avevamo foto e note descrittive di padre Gabriel. Vederli in carne e ossa, abbracciarli, fare una foto ricordo con loro è un’emozione difficile da descrivere: dà concretezza a un impegno, dà corpo a un sogno, infonde fiducia nel proseguimento della causa e certezze a chi ci sostiene».
PICCOLE RINUNCE di poco valore compiute da decine e decine di persone rappresentano tanto per chi vive di nulla e in cinque anni hanno contribuito a costruire una scuola materna a Senafè, che porta il nome di Alberto Borsari; fornire materiale di cancelleria a 11 scuole di Asmara e di consegnare macchine da cucire alle donne che hanno frequentato corsi di cucito a Tokonda e Saganeiti. Importante l’invio di sementi per quei terreni avari e assetati nei quali si è avviata la costruzione di un pozzo pur con le difficoltà di reperire sul posto cemento e mattoni.
Si stanno anzi cercando dei pannelli solari e una pompa ad immersione da inviare da qui. I propositi a breve termine sono di inviare, grazie all’aiuto delle aziende Trevi e Soilmec un altro container ancora con sementi e alimenti raccolti attraverso collette, utilizzando il ricavato del mercatino del Monte che partirà l’antivigilia di Ferragosto; dotare di farmaci essenziali il magazzino di Asmara, che fornisce le cliniche gestite dalla Chiesa cattolica e far diventare quattromila, cinquemila le adozioni a distanza.
«E’ questo un modo semplice di far del bene e di prendere coscienza delle realtà del mondo che sembrano lontane — dicono con convinzione Concetta ed Elena —. Coinvolgere e sensibilizzare sempre più gente diventa un obbligo civile, un impegno ad aiutare i Paesi in via di sviluppo senza sradicare i bambini dal loro ambiente».
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