Bologna.Il Concerto di Roma. Diva Scarlet, il 1° Maggio è donna
Notizia pubblicata il 30 aprile 2009
Categoria notizia : Musica
LA LORO SETTIMANA RISULTA così scandita: ieri prove sul palco di piazza San Giovanni a Roma. Rientro a Bologna. Oggi giornata di lavoro pieno (una è grafica pubblicitaria, un’altra ingegnere informatico, la terza fa assistenza telefonica alla Fastweb, la batterista ha un’impresa di pulizie), poi partenza per la capitale dove domani saliranno nel pomeriggio tra le 15 e le 16 sul palco del “concertone” per eccellenza.
E la sera saranno di nuovo dalle parti di casa (ospiti del festival Incoerenze sonore a Pieve di Cento).
Ma la sudata vittoria alle selezioni del concorso Primo Maggio Tutto l’Anno, a cura del faentino Mei, ha messo le ali ai piedi del quartetto tutto bolognese e tutto femminile delle Diva Scarlet che hanno sbaragliato la concorrenza di altre 800 band e domani porteranno il loro indie-rock alla ribalta (anche televisiva — diretta su Rai Tre dalle 15.15) nazionale, sperando che la visibilità mediatica si traduca in ulteriore affermazione, nuovi ingaggi, date. In poche parole, successo.
Che cosa cantate?
«Abbiamo a disposizione — risponde Sara, la cantante — dieci minui e faremo tre brani del nostro secondo album Non + silenzio».
Che lettura date della vittoria che vi ha schiuso le porte del concerto del Primo Maggio a Roma?
«Un premio alla fatica che facciamo da undici anni, al lavoro duro ma convinto che ci ha portato all’autoproduzione di questo album che sta raccogliendo consensi di critica e ha conquistato anche la qualificata giuria del concorso».
Ma come viene in mente a quattro ragazze bolognesi di diventare rocker?
«Dobbiamo riandare al 1996. Io, studentessa della scuola d’arte, conosco Cecilia e Camilla che fanno il liceo scientifico Copernico. Allora imperava il grunge, andavano i Nirvana e i gruppi emuli nascevano come l’erba cattiva nell’orto per cui anche noi abbiamo fatto il nostro. Il nucleo storico siamo noi, la batterista è cambiata cinque volte ma dal 2005 è sempre Ursula».
Il nome ve l’ha ispirato per caso il titolo del film di Asia Argento?
«Certo lei rappresenta una tipologia di donna molto vicina al nostro ideale di forza e trasgressione. Non è né svenevole né svampita. Però il nome Diva voleva essere un omaggio a icone intramontabili come Sofia Loren o la Magnani per la loro eleganza, l’altezzosità, il portamento altero. Anche noi vogliamo valorizzare con la nostra musica la melodia, l’armonia, non siamo mai troppo acide. Però con Scarlet vogliamo ristabilire l’idea di energia, di impatto forte che soprattutto nei live arriva dal palco al pubblico».
Quale pensate sia il segreto del vostro successo?
«La grinta e la determinazione che ci hanno fatto superare anche prove difficili, rinunce, tipo quella di cambiare città per lavoro, per non far naufragare il nostro progetto muscale. Ma il vero pilastro è l’amicizia che ci lega e che non ha mai compromesso il fine e l’obiettivo che ci siamo date».
Da questa tappa di carriera che cosa immaginate possa scaturire?
«Premesso che restiamo molto con i piedi per terra, speriamo che la visibilità induca altri rock club d’Italia a chiamarci. C’è sempre molta diffidenza verso gli emergenti e nel nostro caso, visto che siamo donne, anche un po’ di discriminazione. Ma facciamo finta di niente, non tradiamo i nostri punti di vista e continuiamo a pensare che la musica non abbia sesso e che chi ci giudica solo sulla base del genere non sia degno di attenzione».
Avete già comunque progetti sicuri?
«A maggio andremo a Vilnius in Lituania a un festival tutto al femminile. Puntiamo molto sull’estero, siamo già state due volte in Olanda. Fuori dai confini c’è molta meno pigrizia e più voglia d’investire anche sulle novità».
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