Uva a picco, dimezzato il raccolto
Notizia pubblicata il 30 settembre 2007
Categoria notizia : Cultura
IL NONNO nasava l'aria e c onosceva bene il valore della pioggia e la necessità delle stagioni.
Sapeva che l'inverno duro e freddo era fondamentale perché la neve biancheggiava la Carpegna già a novembre, mentre si raccoglievano le olive, rappresentava la certezza di un buon raccolto nell'estate gialla di grano di orzo; e quelle piogge primaverili intense e continue dove si rimaneva a giocare nella stalla, erano il viatico per le messi autunnali.
Poi, la fede lo accompagnava ed era normale chiedere all'Altissimo quello che spesso mancava nel quotidiano.
Quest'anno non ha piovuto. A gennaio la temperatura sfiorava i 15 gradi, a marzo qualcuno era già in spiaggia a racchettare in slip. Da maggio a settembre non abbiamo sbagliato un fine settimana.
La stagione é andata alla grande. La falda si abbassa sempre di più, ma chi se ne frega...
I pozzi pompano, pompano che é un piacere, sembrano la Ducati di Stoner. Il mattone non ha colore e non si mangia, però ti fa stare bene.
E allora cosa vogliono questi agricoli che hanno, con un mese di anticipo, chiuso la peggior vendemmia che si ricordi? Però c'é qualità , c'é gradazione.
Peccato che manchino i quintali, troppi. In collina, nei luoghi più vocati non c'é il prodotto. Invece degli 80 quintali per ettaro siamo scesi sotto i quaranta.
La media generale dice meno 35%. La media é che se io mangio un pollo e tu no, abbiamo mangiato mezzo pollo a testa, ma tu hai lo stomaco vuoto e sei un po' 'grillato'.
Le due grandi cantine sociali 'Terre riminesi' e 'Rocche malatestiane' hanno lavorato complessivamente attorno ai 130mila quintali. Negli anni buoni era il risultato di un'unica struttura.
Se non piove, se non c'é acqua, il primo a lasciarci le penne é l'agricoltore.
Lo sapeva bene il nonno, che andava incontro a 'sorella acqua' con il sorriso e la gioia dei bambini.
foto by alidada