Derby Ravenna Rimini. «Favorito il Rimini ma il Ravenna ripartirà ». Sfida particolare per Santarini, ex di entrambe
Notizia pubblicata il 29 novembre 2007
Categoria notizia : Sport
HA APPENA compiuto sessantanni, Sergio Santarini. Il suo modo di intendere il calcio, così soft e lontano dagli eccessi, é diverso da tutti. Ed é lui il grande doppio ex di Ravenna-Rimini, in scena sabato al “Benelliâ€. Come finirà ? «Mi sento un po' in difficoltà . E' una di quelle partite in cui ci vorrebbero 6 punti in palio, vorrei vincessero entrambe. Per chi farò il tifo? Rimini é la mia città e con quel club ho giocato e allenato. Ravenna invece...».
Invece? « Da allenatore ho trascorso un periodo bellissimo della mia vita. D'accordo, é finito come é finito, ma abbiamo raggiunto risultati davvero importanti». Rimini favorito? «Sulla carta sì. Ha superato un momento critico ed é in uno stato di forma eccezionale. Il Ravenna invece era partito bene e ora é in difficoltà . Ma con una società così solida, saprà certamente uscire da questo momento».
Santarini non é certo il tipo da ostentare. E allora la sua carriera la riassumiamo noi: da calciatore quattro stagioni in C col Rimini dal ‘63 al ‘67, poi l'Inter di Herrera e la Roma: 13 campionati di fila e da protagonista coi giallorossi, per 344 presenze. Un alfiere, come si suol dire. «Bizzotto mi fece debuttare in prima squadra a 16 anni. Herrera mi diede fiducia, ma fu il grande Liedholm a trasformarmi come giocatore e come uomo».
DA ALLENATORE mister Santarini ha avuto poca fortuna a Rimini. Nell'85 il presidente Montesi, incurante — almeno così si narra — dei consigli di Moggi (che aveva suggerito Zeman), puntò sul grande ex per la successione a Sacchi e per un campionato di vertice in C1. Andò male. Dopo 13 giornate fu deciso l'avvicendamento. In panchina arrivò Seghedoni; il quale, complice la vittoria della Rondinella Firenze all'ultimo minuto dell'ultima giornata a Bergamo contro la Virescit, non riuscì ad evitare la retrocessione in C2.
« DA ALLORA SONO diventato tifoso del Rimini». E' sttao anche vice di Eriksson. Prima alla Fiorentina, poi alla Sampdoria e infine alla Roma. Fin quando, un'altra vecchia volpe del calcio di Riviera si ricordò di lui. Italo Castellani, diesse del Ravenna in serie B, lo scelse per succedere (in corsa) a Sandreani. Ravenna-Castel di Sangro 1-3, marzo 1998: Santarini era in tribuna, chiamato dai dirigenti abruzzesi.
Doveva finire sul cucuzzolo della montagna e invece si ritrovò al mare, a due passi da casa: « La salvezza non fu un evento straordinario. Riportai solo un po' di ordine». E di fiducia: «Non era facile, per gente come Dell'Anno, Buonocore, Vecchiola, Silenzi e Atzori giocare per la salvezza». Ma il risultato arrivò, grazie anche ad alcuni exploit, come la vittoria col Venezia e il 3-0 rifilato al Genoa.
IL CAPOLAVORO di Santarini fu però quello firmato l'anno successivo: «Anche in quella occasione non facemmo nulla di straordinario. Anzi, se solo il presidente Corvetta non avesse avuto i problemi che purtroppo ha avuto, avremmo potuto fare un pensierino alla serie A». Fu nono posto. Il resto — ovvero l'esonero di due anni dopo, quando ormai la deriva della società era prossima — non fa testo. Ora, a sessant'anni appunto, é il tempo di dispensare pillole di saggezza. Alla guida del Riccione, con gli amici di sempre (Italo Castellani e Gigi Angeloni), ci sta riuscendo: 4 punti in due partite. E poco importa se é Eccellenza. Un'altra impresa lo attende.
(photo by Bafs)