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Verso Avignone, sulla 'diritta via' Dante secondo Raffaello Sanzio

Notizia pubblicata il 20 giugno 2008



Categoria notizia : Cultura


«LA DIVINA Commedia é un progetto impossibile, sia chiaro. La grandezza del libro eccede il letterario e, teatralmente parlando, lo fa girare a vuoto». Ma a Romeo Castellucci, classe 1960, direttore artistico della Societas Raffaello Sanzio, che fondò nel 1981, e primo italiano ad essere stato scelto come «artista associato» del Festival di Avignone, evidentemente le missioni impossibili piacciono, eccome.

Perchè, spiega, «é attraverso l'impossibile che posso procurarmi ogni possibile. Sì, tutto il possibile può prender corpo e può darmi tutta la libertà  nella forma sensibile dell'errore, che la diritta via era smarrita». Così sia. Tra poche settimane Castellucci presenterà , alla rassegna francese e in anteprima mondiale, la sua nuova creatura: la trilogia Inferno, Purgatorio e Paradiso, liberamente ispirata a Dante Alighieri. Composta da tre spettacoli distinti e reciprocamente autonomi, l'opera andrà  in scena nei luoghi della città â€“teatro che annualmente si trasformano in palcoscenici per accogliere gli spettacoli della manifestazione.

SI INIZIA con Inferno il 5 e il 12 luglio, nella Cour d'Honneur des Papes, ossia l'architettura religiosa coeva di Dante, la Corte dei Papi d'Avignone. Lo scenario ideale per dare vita al raffronto tra il regno della Curia papale e il regno delle tenebre, che ispirava Dante fino a sostenerne una deprecabile osmosi: non é un caso se nella Divina Commedia Clemente V, pontefice francese, finisce dritto tra le fiamme eterne.

Ma il punto di avvio, e di sintesi, della rappresentazione della prima cantica é lo sbigottimento, come stato d'animo involontario e subìto, da cui si può uscire solo perdendosi totalmente nel buio. In Italia, "Inferno" sarà  a Modena, nell'ambito di Vie Scena contemporanea Festival, il 16, 17 e 18 ottobre.

A seguire nella programmazione del Festival di Avignone, Purgatorio (al Parc des Expositions – Chateaublanc, dal 9 al 19 luglio), rappresentato con una messa in scena imponente e dinamica che ripropone un ampio salone con mobilio anni Settanta (il Purgatorio é l'unica tra le cantiche iscritta nei limiti di una durata temporale); uno spazio alto borghese in cui si aggirano, come in attesa, i membri di una famiglia la cui routine viene scossa da un episodio di violenza domestica, di cui lo spettatore sente solo il rumore. Infine Paradiso (Eglise des Celestines, dall'11 al 26 luglio), cui si accompagna un'installazione visitabile liberamente dal pubblico e basata sul concetto dell'irrappresentabile.

MA COME si fa ad avere l'ardire di portare in scena il capolavoro dantesco, per giunta con la granitica consapevolezza di quanto grande sia, a tutt'oggi, il Sommo poeta? Â«àˆ necessario essere Dante – spiega senza esitazioni Castellucci -, assumere il suo atteggiamento come all'inizio di un viaggio verso l'ignoto. Dire l'opera come se non fosse mai stata scritta, mai detta».

(foto di http://www.flickr.com/photos/fonch0x)