Carla Marcotulli stasera a Ravenna per Crossroads
Notizia pubblicata il 15 aprile 2009
Categoria notizia : Musica
CARLA e Rita, quattro e sette anni, si rincorrono nello studio di registrazione in cui l’ingegnere del suono Marcotulli riveste di eleganti geometrie le colonne sonore di Morricone e Nino Rita.
Sono le bambine “beat” della Rca, allevate a giocattoli e note nelle culla del Cantagiro.
Sfogliare i ricordi per un’artista affermata qual è Carla Marcotulli è come tinteggiare il passato di poesia. Con voce tenue e poetica, gioiosa e calda stasera dalle 21 presenta al teatro Rasi per Crossroads “How Can I Get to Mars”, album firmato con Dick Halligan, polistrumentista e arrangiatore, al piano per l’occasione, tra quelli che più ha influenzato la scena jazz rock odierna. Un’opera prima in cui confluiscono elementi di classica, ricamati dagli archi del quartetto Dorico e richiami jazz per la chitarra di Sandro Gibellini. Da bambine beat ad artiste apprezzate in tutta Europa, lei con il suo accattivante strumento voce e sua sorella Rita con il geniale approccio pianistico: a volte i sogni si avverano.
«Forse scherzava, Nino Rota, che spesso era a pranzo da noi assieme a Modugno e Gianni Morandi, quando diceva che sulle “mocciose” Marcotulli, se fosse stato un produttore avrebbe investito, eccome. Forse… ».
E invece mai presagio fu più centrato.
«Diciamo che la premonizione del maestro ha dilatato i nostri slanci. Ho cominciato a cantare al Music Inn, metà anni 80, dov’ ero la pupilla della principessa Picchi Pignatelli. Fu nel tempio del jazz romano che Carmen MacCrae una volta mi chiamò sul palco. Mi sentivo piena di limpidi slanci, che contraevano e dilatavano l’emozione».
E poi che cosa accadde?
«Decisi di andare in America: e fu come planare sul mondo del jazz a piedi uniti. Imparai molto, anche dai musicisti meno noti. Una volta tornata approfondii la tecnica vocale».
Procediamo per capitoli: Carla Marcotulli e la lirica. C’è un trait-d’union col jazz?
«A 15 anni studiavo flauto al conservatorio di Frosinone frequentando con Rita un corso di jazz. Poi cominciai a prendere lezioni di canto lirico da Edda Dell’Orso, cantante di Morricone. L’amore per l’opera scoppiò quando avevo 22 anni. Solo che nel jazz sei libero e lì sei più interprete. Ma una cantante italiana che non conosca l’opera è come una nera che ignori il blues. Per questo ho fatto classica e operistica per dieci anni».
Lei e Rita
«Ciascuna di noi conosce a menadito la musica dell’altra, il feeling è sempre stato intenso. Poi la vita c’ha portato in situazioni e posti differenti. Negli annali del sodalizio sono rimaste due splendide tournée in Scandinavia».
Lei e Chet Baker
«C’era amicizia vera, tra me e lui. Una delle ultime registrazioni fatte insieme fu “Chet on Poetry”».
Progetti futuri?
«Con Hallingan stiamo già lavorando a un altro cd con una formazione in cui prevalgono i fiati».
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