Costantino tra oriente e occidente
Notizia pubblicata il 10 marzo 2005
Categoria notizia : Turismo
RIMINI - In tempi di moda e revival del mondo antico, arriva l' apogeo di Costantino il Grande. L' imperatore che pose fine alla persecuzione dei cristiani, ma che osò spostare la capitale da Roma a Costantinopoli. Il governatore che inventò la moneta unica - il solidus, o soldo, una sorta di antesignano dell' euro - e fece costruire le basiliche romane in tutto il mondo.
Il leader che amava la vita di corte e i cerimoniali, pur studiando attentamente le strategie militari. A Costantino (nato a Naissus tra il 280-285 circa e morto a Nicomedia nel 337) è dedicata la mostra annuale del Meeting di Comunione e Liberazione che sabato apre le porte di Castel Sismondo a Rimini per ospitare oltre 250 reperti - tra cui statue imperiali in porfido, ritratti colossali, tesori di oreficeria, gemme, affreschi, mosaici, vetri, avori, armi provenienti dai più importanti musei europei - che raccontano la storia di un impero che ha gettato le basi e i confini per l' Europa contemporanea (fino al 4 settembre, orari visita dalle 9 alle 19; info 0541/783100). S' intitola Costantino il Grande. La civiltà antica al bivio tra occidente e oriente, e inaugura un «Triennio Costantiniano» che proseguirà con una serie di manifestazioni analoghe a York (nel 2006) e a Treviri (nel 2007).
Quattro i piani della Rocca malatestiana dove si sviluppa il percorso espositivo. Del resto, per tentare di spiegare una personalità così complessa e contraddittoria come quella di Costantino, occorre immergersi nel contesto del III secolo per capire poi le sue rivoluzionarie scelte politiche e religiose. Come l' affronto a Roma, caput mundi, destituita dal potere di capitale a favore di Costantinopoli, inaugurata nel 331. Una decisione dettata però da motivi strategici, per controllare la minaccia dei barbari e intessere nuovi rapporti in grado di allargare i confini dell' impero.
In Costantino tutti riconoscono un ruolo determinante nell' imprimere una svolta decisiva al mondo antico, trasformandone la politica, l' economia, la religione e la cultura. A lui si deve il celebre editto di Milano, nel 313, primo passo per il riconoscimento del cristianesimo, pur se affiancato a notevoli ingerenze da parte imperiale anche nel campo dottrinario ed ecclesiastico. Alla fortuna di Costantino è legata anche la diffusione di un simbolo che ebbe grande importanza nell' iconografia cristiana: il cristogramma, ottenuto con la sovrapposizione delle lettere greche Chi (X) e Rho (P) iniziale del nome di Cristo, desunto da una visione dello stesso Costantino che precedette la celebre battaglia di Ponte Milvio, nella quale Costantino sconfisse Massenzio e conquistò Roma. La mostra riminese inizia con un inquadramento storico e geografico che delinea la Tetrarchia, il «governo dei quattro», istituito da Diocleziano nel 293, che ha tenuto a battesimo Costantino, per presentare poi i protagonisti dell' epoca: l' imperatore, i suoi familiari e successori, fino a Giuliano l' Apostata, ultimo dei Costantinidi
. Importante è anche la sezione dedicata alla vita della corte e ai nuovi cerimoniali a forte carattere simbolico, legati a luoghi significativi per il popolo romano, quali il circo, il foro e sedi di culto. Uno spazio rilevante è riservato anche all' arte figurativa con i ritratti imperiali (tra cui quello di Diocleziano, dalle Collezioni Capitoline, quello di Costanzo Cloro, ora a Berlino, e la possente testa di Galerio, dagli scavi di Romuliana, in Serbia) e privati, le imponenti statue celebrative realizzate in porfido, la pietra imperiale per eccellenza; i rilievi con soggetti di una iconografia propriamente cristiana; i pochi dipinti superstiti e i mosaici.
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