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I segreti del Convento di Santa Chiara a Urbino

Notizia pubblicata il 21 novembre 2009



Categoria notizia : Turismo


Il convento di Santa Chiara è uno splendido “pallino” di Giorgio Londei, oggi presidente Isia. Tra l’altro la Scuola, l’Istituto Superiore Industrie Artistiche, con la “S” maiuscola, ha sede nelle stanze trasudanti passato e storia del Monastero di Santa Chiara. Non può certo fare a meno di coltivare il sogno di regalare “ad Urbino, all’Italia ed al mondo intero”, almeno così sottolinea, l’ex senatore, con voce forte e decisa, “il secondo monumento secolare della città ducale com’era cinque secoli fa”.

Ma di obiettivi ce ne sono anche altri molto più accattivanti visto che ogni volta che si scrostano muri o si scavano sotto pavimentazioni appaiono autentiche e sorprendenti meraviglie legate all’arte ed all’emozioni forti dei ricercatori. La dottoressa Maria Giannatiempo Lopez, già funzionario della Soprintendenza con sede a Urbino, è esplicita. Detta per certi versi un testamento, visto il suo amore sviscerato per lo studio in questo luogo magico di clarisse senza muro di cinta e con cortile aperto perché il Duca Federico da Montefeltro potesse guardare dal suo mausoleo di San Bernardino, a valle, la tomba ed il riposo eterno della sua duchessa: “E’ da 20 anni che mi spremo per la pubblicazione di due volumi, uno sul monastero e l’altro sulla Chiesa di Santa Chiara. Nessuno mi ascolta ma io sono testarda e li voglio con me nella mia tomba. Li esigo!”. Giorgio Londei e le istituzioni di Urbino sono avvisati. Ma c’è un’altra dichiarazione che fa saltare i cronisti dalle sedie: “Le sorprese non sono finite”, ha aggiunto il funzionario competente della Sovrintendenza feltresca, Agnese Vastano.
“L’immobile conserva altri segreti. Siamo certi che il corpo di Battista Sforza è qua e prima o poi lo troveremo”. Battista Sforza sposò il 10 febbraio 1460 Federico da Montefeltro, duca di Urbino e sempre secondo Maria Giannatiempo Lopez “essa voleva essere seppellita con le sue monache. Il Coro delle clarisse ne custodisce sicuramente la tomba. Dobbiamo avere solo pazienza”. La chiesa ha subito pesanti rimaneggiamenti all'inizio del Novecento per essere destinata ad ospedale; in ogni caso, i restauri hanno permesso di recuperare importanti aspetti del monumento tanto che “da quando è stata aperta al pubblico ed ai turisti”, ha confessato Giorgio Londei, “sono arrivati 15.000 visitatori. Le parole passano, i fatti restano. Ho sei libri di firme nel mio ufficio. Straordinario quello che scrivono su Santa Chiara…”.