Timoteo Viti, Urbino ai tempi di Raffaello
Notizia pubblicata il 19 ottobre 2007
Categoria notizia : Cultura
TIMOTEO Viti non era nuovo ai sodalizi con Girolamo Genga: nel 1504 avevano avuto la comune committenza della decorazione di una cappella e il 29 marzo 1507, cinquecento anni fa, avevano stilato insieme un contratto per la realizzazione dello stendardo municipale di Urbino in seta: dovevano dipingere, su entrambe le facce, l'immagine di San Crescentino, protettore della città .
Nato in Urbino verso il 1469 e lì scomparso nel 1523, il Viti si era formato a Bologna, rientrato in Urbino verso il 1495, pochi mesi dopo la morte di Giovanni Santi padre di Raffaello, rimase sempre fondamentalmente legato alla sua città natale salvo alcune puntate in Umbria e in Romagna, ma la sua attività restò però segnata da un soggiorno romano che lo vide in rapporto con lo stesso Raffaello nella decorazione della cappella Chigi in Santa Maria del Popolo.
ATTRAVERSO la figura del Viti intriga dunque ancora parecchio la conoscenza dell'ambiente urbinate nel periodo compreso fra la scomparsa di Federico da Montefeltro, il governo di Guidubaldo e gli esordi politici di Francesco Maria I Della Rovere.
Anche perchè l'attività del Viti si presta ancora a molte considerazioni essendo rimaste aperte diverse questioni: dal suo rapporto con Raffaello a quello con la cultura bolognese, al catalogo completo delle sue opere, allo studio di una attività articolata che, oltre alla pittura, ha riguardato anche l'oreficeria e le arti decorative.
A TIMOTEO Viti, l'Istituto di Storia dell'Arte ed Estetica dell'Università di Urbino "Carlo Bo", insegnamento di Storia dell'Arte Marchigiana tenuto da Bonita Cleri, dedica ora un convegno di studi che si terrà il 25 e il 26 ottobre a Palazzo Albani, sede dell'Istituto.
L'articolazione del programma tende ad una conoscenza sia del pittore che dei rapporti con altre realtà figurative per porre un altro tassello della realtà culturale urbinate. Il convegno si aprirà alle 10 di giovedì 25 col saluto delle autorità accademiche e si articolerà in due sessioni per ciascuna delle due giornate.
Oltre alla Cleri, la cui relazione aprirà i lavori, sono in programma per il 25 i contributi di Nicosetta Roio, Daniela Ferriani, Robert G. La France, Edith Gabrielli, Giordana Benazzi, Anna Forlani Tempesti, Ettore Sannipoli - Fabrizio Cece, Alessandra Galizzi Kroegel, Monica Grasso. Il giorno 26 parleranno: Anna Falcioni, Anna Maria Ambrosini, Grazia Calegari, Grazia Maria Fachechi, Silvia Cuppini, Franco Faranda, Benedetta Montevecchi, Gian Carlo Bojani, Giovanni Moroni, Alessandro Nesi, Anna Fucili e Giovanna Perini.