Intervista a Roberto Vecchioni in occasione del suo ritorno live
Notizia pubblicata il 26 gennaio 2008
Categoria notizia : Musica
CANTA il professore, canta di rabbia e di dolore, di disillusione e d'amore. Canta per comunicare, per litigare, per incontrare gente. Da tre anni il professor Roberto Vecchioni non saliva su un palco, da troppo tempo non scriveva canzoni e intanto le storie si accumulavano e trovavano la strada per camminare da sole. Torna stasera alle 21 al Teatro del Popolo di Concordia sulla Secchia, replica domani perchè una serata sola non é bastata per tutti quelli che vogliono esserci.
L'INTERVISTA
«
Guardo le stelle con un po' di rabbia»
- MODENA -
Lui commenta divertito: «Abbiamo raddoppiato già tutte le date, speriamo non siano solo i miei fans di sempre a venire al concerto. Se hai davanti solo i tuoi sostenitori pare di fare un comizio al congresso del tuo partito e di fronte solo simpatizzanti che non ti contraddicono mai. Vorrei sentire qualcuno che non mi conosce, sapere se si emoziona con le mie canzoni, vorrei litigarci perché anche litigare é un'esperienza interessante».
SARà€ UN CONCERTO diverso dal solito per Vecchioni, abituato a scene quasi inconsistenti, a pochi fidati musicisti, un palco e la musica. Stavolta si fanno le cose in grande, c'é un disco nuovo da raccontare e il professore ha voluto scenografie più significative, le parole delle canzoni nuove che scorrono sullo sfondo così tutti possono seguirle e entrare già nella poesia. I musicisti sono tanti, sono quelli storici, come sottolinea lo stesso Vecchioni, con la sua voce un po' acciaccata, che quasi profuma di fumo di sigarette: «
Ho voluto solo gente di una certa età , i "suonatori" che mi sono vicini da anni e con i quali mi capisco al volo e basta uno sguardo. Il capo orchestra é come sempre Lucio Fabbri e tutto scorre via con grande facilità . Del resto più della metà del concerto é per le canzoni inedite e avevo bisogno di sentirmi sicuro, voglio avere la certezza che le emozioni arrivino nel modo giusto».
Il disco si intitola "...di rabbia e di stelle", ma cos'é che la fa arrabbiare così tanto?
«Non é solo rabbia, é sconcerto, sconforto, disillusione senza speranza e senza rimedio. Sono questi nostri tempi mediocri che mi rendono pessimista. Siamo diventati pecore in balia dei mass media, a caccia del prossimo scandalo. Pare quasi che aspettiamo di scoprire le miserie dei famosi per consolarci delle nostre. E intanto perdiamo i nostri ideali perché non c'é voglia nè coraggio di guardare oltre al domani, al di là del momento presente e dell'apparenza».
In tutto questo, e nel disco lo dice chiaro nel brano "Comici spaventati guerrieri", si salvano i giovani che pure vengono criminalizzati dagli adulti.
«Certo, ai grandi fa comodo scaricare la colpa sui ragazzi. Eppure siamo stati noi a preparare per loro questo mondo così povero e vuoto. Loro ci provano da soli, cercano di vivere un certo gusto politico, si danno da fare nel volontariato, non si svendono a vent'anni. A tutti questi giovani di buona volontà dobbiamo dare delle risposte, dobbiamo parlare di bellezza, dell'arte, della vita, dello sport sano vissuto da protagonisti. Così si costruisce il futuro. Solo, ci vuole coraggio e non credo che questo nostro mondo sia dominato dal coraggio. E dall'alto, dai politici che ci governano, arrivano solo esempi sconfortanti».
E poi c'é l'amore, croce e delizia, vero motore del mondo. In tutto questo ha senso ancora parlare d'amore?
«In realtà d'amore non si parla mai abbastanza. Ho voluto scrivere di sentimenti vissuti a tutto tondo, ho cercato la chiarezza delle emozioni. Francamente sono un po' stufo di quei presunti brani d'amore che hanno successo perchè a cantarli c'é un interprete famoso il cui nome é già una garanzia poi scopri che la canzone é una schifezza ma fa niente. No, questo stile non fa per me. Io voglio dire di quella ricerca costante nel tempo e nello spazio».