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E ora Paul vola sulle ali del sogno. Weller a Bologna con '22 Dreams'. L'ex Jam presenta il nuovo album nel secondo e ultimo concerto italiano

Notizia pubblicata il 15 ottobre 2008



Categoria notizia : Musica


DALL'AVVENTURA gloriosa dei Jam, in bilico tra punk e revival mod, al soul-pop da caffé parigino degli Style Council, fino a una carriera solista proseguita fino ad oggi e culminata nel successo del suo ultimo disco “22 Dreams”.

Paul Weller arriva stasera a Bologna (seconda e ultima data italiana dopo quella di luglio a Bollate) dove dalle 22 si esibisce live all'Estragon (Parco Nord, via Stalingrado 83; info: 051/323490) proprio per presentare il nuovo album dove appare più giovane e intraprendente che mai. Calderone da ascoltare tutto d'un fiato, attinge dappertutto come un'aspirapolvere. Ci si imbatte così in musica afro, jazz, nello scorrere delle stagioni, in lettere rivolte a Dio, in errori e nel solito monumentale “modfather”. Uomo col viso da eterno ragazzo, il Cappuccino Kid per eccellenza é colui che ha riportato l'attenzione europea sul movimento mod.

NATO il 25 maggio 1958 a Woking, contea del Surrey, Inghilterra, in una famiglia della middle-class, ha iniziato la carriera in piena era punk, ma ha progressivamente virato verso un gustoso mix di rock bianco e sonorità  â€œsoul” nere, con venature funk-jazzy. Sempre elegante e impeccabile, si é affermato come uno dei personaggi cardine degli ultimi trent'anni di pop britannico e un tangibile riferimento per molti protagonisti della scena attuale. Per festeggiare i suoi 50 anni, Weller pubblica l'undicesimo disco da solista, lungo quanto un vecchio doppio in vinile nel quale si diverte a esporre una varietà  di generi.

Oltre ai soliti pezzi mod-style (la title track), brit-pop (“Sea Spray”), e all'immancabile mistura di rock e soul funky (le morbidezze di “Empty Ring” e “Cold Moments”), sono in serbo non poche sorprese. Ad aprire e chiudere il disco, per esempio, sono due atmosfere indiane (“Light Nights” e “Night Lights”), e se la prima si mantiene nella forma-canzone più ordinaria, la seconda si presenta come un'estasi da spazio cosmico, fino a chiudersi con un roboare di tuoni da temporale estivo.

MA NEI VENTIDUE SOGNI c'é ancora di che spiazzarsi; una splendida orchestrazione pop bacharachiana (“Black River”), una specie di Springsteen-boogie (“Push It Along”), malinconico romanticismo da tango strascicato (“One Bright Star”), piano e archi in amorevoli incontri (“Lullaby Fur Kinder”, “Where'er Ye Go”) e universi kraut (“111”). Immancabili gli ospiti, Noel Gallagher e Gem Archer degli Oasis collaborano al rock psichedelico di “Echoes Round The Sun”, Aziz Ibrahim (Stone Roses) é la voce recitante nella mistica preghiera di “God”, mentre il grande Robert Wyatt distende la sua tromba nel patchwork jazz di “Song For Alice”, omaggio alla defunta Signora Coltrane.

A DISPETTO, comunque, di tutte le sue diversità , 22 Dreams é un disco scorrevole, che si ascolta con estremo piacere; il talento compositivo di Mr. Weller calibra ogni episodio (tranne forse qualche pezzo della prima parte) con incredibile classe e crea anche pezzi eccezionali, vedi la ballad per piano e voce “Invisible”, meravigliosa e toccante con la sua venatura soul. Trent'anni dopo la nascita dei Jam, Weller può dunque continuare a vantare un percorso artistico qualitativamente importante, oltre che prolifico, e rivendicare una sorta di “autorità  morale” su interi stuoli di popstar del Duemila. Pur non privo di incertezze e di fasi fuori fuoco, il suo songwriting ibrido ha costituito uno dei traguardi della musica pop britannica delle ultime tre decadi.r. s.

foto by http://www.flickr.com/photos/iam_photo