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Concerto Marlene Kuntz a Bologna

Notizia pubblicata il 12 settembre 2009



Categoria notizia : Musica


IN PUNTA di piedi nell’aristocrazia del rock. Per una guerra dichiarata (a bassa voce) al compromesso, quindici anni hanno impiegato i Marlene Kuntz per finire nel cono di luce della popolarità, affermandosi come una delle formazioni di maggior qualità assoluta della controcultura italiana. Potenti, lascivi, poetici, qualcuno arrivò a definirli i ‘Montale del rock’.

Eppure c’è chi punta il dito accusandoli di inattesa conversione dai suoni lividi e distorti degli albori al pop d’autore. Comunque oscuro o in ogni caso elaborato, sonoramente ricco di sfaccettature. Sia come sia, il concerto bolognese di stasera nella tenda Estragon di via Stalingrado 83 (ore 22, ingresso 15 euro) è nella casella pregiata dei migliori rendez-vous possibili della creatività rockettara nazionale. «Nel frattempo —spiega Godano, gotico leader del gruppo — oltre che confrontarci con un tour interminabile, abbiamo messo altra carne al fuoco. Perché nessuno possa accusarci di ignavia».
Musica molto rock, quella che regalate alle arene. Per tanti è questa la vera anima dei Marlene.
«Un’anima sola mi sembra poco. Da sempre abbiamo alternato tournée acustiche ed elettriche. Modi diversi di esprimerci, senza che nessuno primeggi. Con in più le colonne sonore, i video, le pubblicazioni, le installazioni. Come quella dell’ultima Biennale con la sonorizzazione di “Schegge d’incanto in fondo al dubbio”, titolo del video dei Masbedo».
Finalmente c’è pure un album in inglese, operazione da voi mai particolarmente vagheggiata, cui siete giunti attraverso un vettore inedito.
«Che per nome fa Howard Bernstein, meglio noto come Howie B. Produttore discografico, dj, manipolatore di suoni, per qualche tempo fonico degli U2, con cui ha fatto anche un disco, partner perfino di Bjork, produttore del tema “Mission Impossibile” e di tante altre cose ancora. Stiamo lavorando assieme a un progetto, “Beautiful”, con testi fatti ex novo, per l’appunto in inglese. Disco che probabilmente uscirà a gennaio».
Altre chicche del dopo tour, a parte “Beautiful”?
«Siamo in giro da quasi due anni, per questo diventa fisiologico che all’aspetto live segua il lavoro in sala di registrazione per creare un disco nuovo».
Idee?
«Non ne esistono ancora. O forse sì».
L’apice della maturità s’avvicina?
«Che ne so? Comunque mi piacerebbe posticiparlo di dieci anni, quest’apice: vorrebbe dire che siamo ancora in fase creativa»