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Notizia pubblicata il 03 dicembre 2009



Categoria notizia : Spettacoli


Escono domani i film di Rubini, Loach e i Cohen: tre storie che narrano di individui depressi e fatalisti In Puglia e a Minneapolis arriva sempre il momento di fare i conti con la vita

Depressi e in ammoina esistenziale. Il cinema che si annuncia per il weekend ha la faccia fatalista e stupefatta di Larry Gopnick, il "Serious Man" dei sulfurei fratelli Cohen, quella prostrata e delusa di Eric Bishop ("Il mio amico Erick di Ken Loach) e quella smarrita di Gabriele Rossetti ne "L’uomo nero" di Sergio Rubini. Abitano a latitudini fra loro remote, a Minneapolis, nell’Inghilterra working e in un paese della Puglia, ma per tutti e tre arriva il momento di fare i conti con se stessi e con la vita. L’ora decisiva in cui smettere di recitare il copione e decidere se cominciare un altro giro o sprofondare nella palude. Tutti si muovono nel perimetro della commedia, nella versione inesorabilmente black dei Cohen, nell’atmosfera romantica e happy di Loach e nella regressione memoriale di Rubini.

PRESENTATO fuori concorso al Festival di Roma, "A Serious Man" è un altro dei congegni a orologeria dei Fratelli, con la scadenza fissata più che mai sul nulla, sull’implosione di qualunque senso si voglia rintracciare nell’ordito delle cose. In una città e in una comunità ebraica di quel Midwest che Joel e Ethan conoscono bene perché ci sono nati, Larry Gopnick non ha mai provato ad alzare un sopracciglio nei confronti del flusso tutt’altro che conciliante della vita e, all’improvviso, tutto gli cade addosso: la moglie, delusa dalla sua inettitudine, lo lascia per un vero "mensch", che poi è anche il miglior amico, la figlia Sarah pensa solo ai capelli e alla rinoplastica, il figlio Danny è un disastro a scuola e si perde nell’auricolare dei Jefferson Airplane, all’università uno studente lo ricatta, mentre qualche collega gli spara contro lettere minatorie, e anche la salute. Frustrato e impotente, sospeso tra maledizioni (?) e assurdo (?), Larry si risolve a consultare tre rabbini. Che gli diano un barlume di luce. Quelli, invece, divagano, raccontano storielle che non portano da nessuna parte. È uno di loro a riconsegnare a Danny la radio portatile sparita e snocciolargli la formazione dei Jefferson. Intanto, Larry che si tratti delle lastre e o dell’orizzonte meteorologico, non vede altro che nero.
"A serius Man" procede per divagante e ferrea accumulazione, con dialoghi che trafiggono con il paradosso e dettagli fulminanti, e con una sinuosa spirale va a precipitare nel gorgo. Dal quale si salvano, invece, sia Eric, sia Gabriele. Il primo, anche lui messo mica male, trova la forza di reagire, meglio riceve la trasfusione rivitalizzante dall’incontro real-immaginario con il campione dell’amato Manchester United Eric Cantona. Per una volta Loach non cede al pessimismo sul destino del proletariato.
Quanto a Gabriele/Fabrizio Gifuni, la morte del padre lo costringe a tornare al paese e ad aprire la porta della memoria familiare. Scopre così un mondo diverso, dove non ci sono solo le simboliche relazioni parentali (l’uomo nero), ma i sogni e le speranze di Ernesto /Sergio Rubini, suo padre, appunto, postino che nell’amore per la pittura ha nascosto il desiderio della libertà