Sei malato? Due aspirine e un Fellini. Congresso: il cinema come cura
Notizia pubblicata il 20 febbraio 2008
Categoria notizia : Fatti Curiosi
DOPO l'omeopatia e le cure alternative, arriva anche la medicina felliniana. D'altra parte il maestro, Federico Fellini, amava ripetere «Felliniano…ho sempre sognato, da grande, di fare l'aggettivo». E così l'intuizione della medicina narrativa é proprio quella di usare l'arte, cioé la musica, il cinema, ma anche la poesia, come strumento di cura (nonchè di formazione dei futuri medici).
- RIMINI -
E' quello che gli specialisti del settore e gli altri invitati al quattordicesimo congresso della
Società Italiana di Pedagogia Medica, propongono,
da oggi fino a sabato, a Rimini, con l'opening al Grand Hotel e il resto delle sessioni all'Hotel Continental & dei Congressi. Ovvero raccontare come il cinema di Fellini, a cui il congresso é dedicato, e più in generale l'arte, possano essere impiegate in medicina.
Per il professor Antonio Gaddi, dell'Università di Bologna e organizzatore del congresso «l'arte filmica di Fellini rappresenta molto bene certe figure di malati e quindi si presta sia a formare nuovi medici, che ad entrare in relazione con i pazienti».
UN ESEMPIO su tutti può essere il vecchietto in Amarcord che si perde nella nebbia. «Si pensi a quella figura poetica meravigliosa - prosegue Gaddi -, si tratta della descrizione più bella che possa essere fatta di un malato di quel genere, di un 'infermo uomo', ben descritto nella sua patologia, ma caratterizzato anche dal punto di vista umano, psicologico e del comportamento e ben descritto nel suo contesto ambientale».
Per questo proprio la filmografia di Fellini sarà la protagonista del congresso, perchè, prosegue Gaddi, «Ingrassia sull'albero che urla, sempre in Amarcord, 'Voglio una donna', o Paolo Villaggio che si fa psicanalizzare da un Fernando Rey nelle vesti dello psicologo freudiano in uno degli spot realizzati da Fellini, sono immagini così sintetiche e forti che difficilmente si potrebbero rendere altrimenti, con la stessa completezza descrittiva, per esempio a lezione, ma anche nel dialogo col paziente».
E' questo infatti che fa la medicina narrativa, entra in contatto emotivo col paziente. Tanto che alla fine verrebbe da chiedersi: chi cura chi? Alla domanda risponde Tonino Guerra. Per il poeta romagnolo «l'arte serve sempre per curare, perchè tiene compagnia e dà emozioni. Un bel film di Fellini diventa magico e aiuta sicuramente qualcuno che é lontano dalla sanità . In questi giorni sono in convalescenza, perchè una decina di giorni fa sono stato operato, e ne so qualcosa. La sofferenza allontana dalla vita e l'arte invece riallaccia, riporta alla vita».
ERA QUESTO che credeva Fellini, come ricordano le parole di Guerra: «Il mio rapporto con Federico é di amicizia profondissima. Vorrei dire che sta nella nostra romagnolità , ma non basta. Avevamo dei ricordi comuni, della nostra infanzia, di felicità e di sofferenza. L'unica differenza é che lui era riminese e quindi era spavaldo rispetto a me che ero nato in campagna. Poi ci sono stati anni di grande lavoro comune. Lavorare con un genio come lui era come una partita a scacchi. Fellini con grande entusiasmo ci ha insegnato che é possibile rimanere legati al bambino che c'é in noi, al sogno, alla poesia. Per questo, l'arte serve per curare».
NON SOLO L'ARTE, ma anche il sogno. E' di questo che si parlerà nella giornata di apertura del congresso dal titolo "Immagini, parole e cura", perchè, in fin dei conti, Fellini paziente voleva per sè un dottore che fosse assieme scienziato e veggente.
E' di questa idea il suo medico curante, nonchè amico di lunga data, Gianfranco Turchetti, dell'Umberto I di Roma, per il quale «Fellini credeva che ognuno di noi fosse un tipo psichico e quindi chiedeva al suo medico, ma a tutti i medici, che sapesse, come scienziato, individuare i problemi del malato e quindi la cura, e, come veggente, che si occupasse anche del retrobottega, ovvero della dimensione psichica e contestuale. E' questo che un buon medico dovrebbe sempre fare. L'incapacità di unire questi due aspetti fondamentali per Fellini erano oggetto di insoddisfazione e così é per tutti i pazienti. Per
Fellini la cosa importante era la comprensione. Questo per lui doveva fare il medico, comprendere».
L'arte (ma evidentemente anche la medicina) in fin dei conti deve meglio di qualunque altra scienza sapere e saper dire. E' per questo che nella giornata di apertura verrà proiettato il film Fellini Oniricon (alle 17.30) e a seguire la splendida voce di Raul Grassilli interpreterà alcuni testi felliniani, perchè salute felicità possono andare assieme.