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Rimini:Cibo come cultura Santarcangelo

Notizia pubblicata il 19 novembre 2009



Categoria notizia : Sagre Feste


Cibo come cultura”, tornano gli appuntamenti con la storia locale dell’alimentazione. Venerdì 20 novembre al via l’edizione numero cinque Il pesce “povero” dell’Adriatico protagonista del primo incontro

A partire da venerdì 20 novembre torna a Santarcangelo Cibo come cultura”, il ciclo di conferenze con letture e degustazioni promosso dalla Biblioteca, dalla Pro Loco e dalla Fiera di San Martino-Blu Nautilus, con la partecipazione di Coop Adriatica.

La finalità dell’iniziativa, giunta quest’anno alla quinta edizione, è di evidenziare lo stretto legame tra “cibo” e “cultura”. Cibo che è già di per sé cultura – come afferma il professor Massimo Montanari che chiuderà la rassegna di quest’anno nell’incontro di venerdì 4 dicembre – “quando lo si produce così come quando lo si prepara, quando lo si consuma così come quando lo si sceglie”. I tre incontri in programma affrontano quindi la complessità e la vastità di un tema così particolare come quello della storia del mangiare con le diverse implicazioni sociali, economico-politiche, ma anche rituali e di costume.

Nello specifico, si vogliono analizzare ed approfondire alcuni aspetti della nostra tradizione, della storia sociale e gastronomica – quest’anno il pesce “povero” e le erbe di campo – al fine di conoscere meglio uno degli aspetti fondamentali e fondanti la nostra identità, sottolineando comunque come questa identità, soprattutto quella che nasce e scaturisce dalla storia alimentare, sia sempre frutto di incontri e di scambi con culture e tradizioni diverse dalla nostra, risultato cioè di incroci e contaminazioni.

L’iniziativa sottolinea quindi come i temi della tradizione e dell’identità locale (legati in questo caso ai cibi e ai loro usi) di cui oggi si parla tanto debbano essere affrontati e conosciuti nella loro complessità: cioè nel loro essere frutto di un’evoluzione, oltre che di cambiamenti storici e incontri con altre tradizioni e “storie”. E pertanto, anche la riscoperta di certe tradizioni gastronomiche non può prescindere da questi aspetti.

Nel primo incontro che si terrà venerdì 20 presso Il Lavatoio con inizio alle ore 21 si parlerà dell’uso del “nostro pesce”, il pesce povero dell’Adriatico, nella cucina tradizionale locale. Ne parlerà Fabio Fiori, esperto e studioso di “ecologia e cultura” del mare, assieme a Adriano Barberini, una vita passata sul mare come pescatore, che testimonierà e racconterà storie ed esperienze dirette. Le testimonianze saranno alternate con letture a cura di Remo Vigorelli e Stefano Stargiotti di brani tratti da opere di Giovanni Comisso e Gianni Quondamatteo. Al termine, come da tradizione, gustose degustazioni a cura della Compagnia dei Pescatori di Rimini. L’offerta libera che si chiederà ai partecipanti sarà devoluta alla Fondazione ISAL per la ricerca e cura del dolore.

Fabio Fiori (ricercatore e insegnante)

Si occupa di paesaggio, ecologia e cultura del mare, collaborando anche con quotidiani e riviste. Da oltre dieci anni ha approfondito la ricerca sull'Adriatico e sulle diverse culture delle rive occidentali e orientali. Ha collaborato con Sergio Anselmi ed Eugenio Turri. Da quest'ultimo è stato coinvolto nel 2000 nel progetto editoriale Adriatico Mare d’Europa. L’economia e la storia (Silvana). Nel 2003 ha pubblicato Adriatico. Piccole storie di mare e di costa (distribuito con “L'Unità”), con la prefazione di Vittorio Emiliani. Negli anni ha consolidato la collaborazione e l'amicizia con intellettuali croati e sloveni, molto attivi anche nei rapporti culturali volti alla reciproca conoscenza; tra cui Josko Bozanic, Zivko Nizic, Giacomo Scotti e Predrag Matvejevic. Matvejevic ha scritto un'ampia e sentita introduzione al libro Un mare. Orizzonte adriatico (Diabasis, 2005), finalista della II^ Ed. del Premio Sanremo - Libro di Mare. Di questo libro Gianfranco Dioguardi ha scritto sulla Gazzetta del Mezzogiorno: “Un libro bellissimo tanto da poter essere collocato nella grande letteratura poetica dedicata all’Adriatico”.

E' del 2005 il contributo al volume collettaneo curato da Rosario Pavia, Adriatico risorsa d'Europa (2006, Diabasis). E' coautore assieme al fotografo Tonino Mosconi di Il mare nelle mani (Pazzini, 2007), da cui il Museo della Marineria di Cesenatico nell'estate 2008 ha tratto spunto e materiali per un'ampia mostra dedicata ai lavoratori e ai paesaggi costieri dell'Adriatico. Nella primavera del 2008 ha pubblicato Abbecedario Adriatico. Natura e cultura delle due sponde (Diabasis). Sul quotidiano Il Piccolo, Alessandro Mezzena Lona ha scritto che “In ventuno lettere, in ventuno parole, Fiori racchiude tutto l’Adriatico. Il Mare Superum dei Latini, che è diventato, di lingua in lingua, Jadransko More, Deti Adriatikut, Adriatische Meer, e che in futuro, se sarà la lingua inglese a spuntarla nelle corsa alla globalizzazione, potrebbe diventare per tutti Adriatic Sea”. Sui temi della cultura adriatica ha tenuto conferenze e lezioni nelle Università di Trieste, Pescara e Bologna. I suoi libri sono stati presentati oltre che in diverse biblioteche e istituzioni culturali italiane, nelle sedi delle comunità italiane in Slovenia e Croazia, a Capodistria e Cherso. A studio e scrittura, associa la passione per la vela, la pesca e il nuoto, oltre all'antico richiamo per il cammino.

Adriano Barberini (pescatore)

Discendente da un’antica famiglia di pescatori, conosciuta con il nome di “Castègn”, uno dei quattro casati dei Barberini bellariesi, ha svolto l’attività della pesca per oltre quarantasei anni, da poco tempo è invece sottoposto al pensionamento per raggiunti limiti d’età. Le barche da pesca tradizionali romagnole hanno sempre suscitato in lui un notevole fascino, cosicché, vent’anni fà, con altri cinque ragazzi, ha dato vita all’Associazione “Barche sull’Adriatico”, finalizzata al recupero di barche da pesca con armo a vela “vela al terzo”. In questi lunghi anni del grande patrimonio culturale e cantieristico del nostro territorio non vi è rimasta traccia. Sopravvivono solo pochi esemplari di straordinaria bellezza grazie all’impegno di alcuni, ed alla loro testardaggine.

In questo senso, l’Associazione che rappresenta, ha svolto un ruolo fondamentale. Infatti, sono ben sette le barche che ancora oggi navigano con le vele al terzo e che sono state sottratte alla demolizione. Si tratta di cinque Lance: Giuliano, Maria, Maria Grazia, Marzia, Mariù, il bragozzo Teresina e la battana Bugiarda. “Nel 2003, a seguito di una nostra donazione, il bragozzo Teresina è diventato patrimonio della Città di Bellaria Igea Marina come straordinaria testimonianza di gente di mare. Il nostro impegno non si è limitato esclusivamente alle barche: la raccolta di testimonianze, attrezzature d’epoca è ampia. Ma di grande importanza è stata anche la nostra partecipazione a mostre, rappresentazioni teatrali nel sistema dei musei provinciali, la collaborazione con autori di testi sulla cultura marinara e numerose iniziative promozionali”.

Gli appuntamenti successivi si terranno venerdì 27 novembre con una serata dal titolo “Le erbe di campo. Storia, credenze, usi e ricette” (relatori: Adriano Mattoni e Alessandro Baldini) e venerdì 4 dicembre con “La cultura del cibo fra tradizione e innovazione ” (relatore: Massimo Montanari).