Chioschi, i bagnini puntano i piedi. La protesta della categoria: «No al monopolio dei baristi. Fateci aprire»
Notizia pubblicata il 17 febbraio 2008
Categoria notizia : Turismo
«I BARISTI a Riccione non possono detenere il monopolio di 400mila metri quadrati di spiaggia e arrogarsi questo servizio. Tutti si attrezzano, mentre noi possiamo affittare solo ombrelloni e brandine. Così, rispetto Cervia e Milano Marittima continuiamo a perdere colpi. A chiedere i piccoli chioschi con le bibite sono proprio i bagnanti».
Amaro lo sfogo di Enzo Manzi, presidente della Cooperativa Bagnini, questa volta disposto a puntare i piedi, pur di dotare i bagni di chiringuiti, o come preferisce chiamarli lui, chioschi. La battaglia si annuncia rovente anche perchè, come annunciato dal vicepresidente dell'associazione Bar e ristoranti di spiaggia Ezio Filippucci, i baristi si opporranno in ogni modo, tant'é che minacciano di far ricorso. Ma questa volta i bagnini dalla loro parte hanno pure l'amministrazione comunale che ha proposto questa soluzione alternativa ai distributori di bibite, negati da anni. Anche con maniere forti.
Tant'é che i concessionari delle zone 61 e 68, che avevano tentato di installarli ugualmente, sono stati pesantemente multati. Sulla vicenda la Cooperativa bagnini attende ancora la sentenza del Tar. La protesta di Manzi che questa volta plaude al Comune «per aver recepito tante cose», va oltre. «Purtroppo tanti bar fino alle 9,30/9,40 restano chiusi - lamenta -. Altri già dalle 11 e mezzo non servono l'aperitivo. E' successo anche a un gruppo di nostri clienti che dopo essersi seduti in un bar di spiaggia, vicino al centro, si sono visti negare il servizio, perchè dovevano apparecchiare per il pranzo». E ancora: «Ai baristi viene concesso tutto e a noi nessun servizio?».
Manzi é come un fiume in piena: «A differenza di noi,
i bar-ristoranti non pagano i salvataggi, nè le docce - sottolinea -. Noi ci facciamo carico anche della pulizia della spiaggia. Quando il mare mosso porta a riva il materiale, come accade in questi giorni, con la carriola sull'arenile scendiamo noi. Anche d'inverno. Di Tarsu paghiamo dai 5.500 ai 6.500 euro, mentre i baristi producono volumi di rifiuti quattro volte superiori ai nostri». A parte l'amaro sfogo, Manzi dice di essere comunque disposto a dialogare e, come si suol dire, a tagliarsi un dito, pur di trovare un accordo. «I baristi - sostiene - non possono raccogliere e basta. Vogliamo degli stabilimenti balneari completi e con la possibilità di offrire un chiosco a chiunque ne faccia richiesta».
(foto by diluvi)