
Messi i sigilli in un'area di 21mila metri quadri: ipotizzati abusi edilizi
Notizia pubblicata il 25 settembre 2007
Categoria notizia : Fatti Curiosi
I VIGILANTES addetti alla sicurezza restano spiazzati da quel tiro improvviso. "Ordine della Procura? Qui noi stiamo lavorando". "Anche noi", é replica dei carabinieri.
Un paio di minuti dopo mezzogiorno di ieri gli ultimi equivoci si squagliano.
E succede proprio nel momento in cui vibra in cielo l'elicottero dei militari dell'Arma, che serve per riprendere dall'alto, con una telecamera, eventuali abusi non visibili da un'unica dimensione. Quella 'terrena'.
L'ORDINE del sostituto procuratore della Repubblica Alessandro Mancini é chiaro: sequestrare 21mila metri quadri del centro commerciale di Pieveacquedotto. Il nuovo iper in via di costruzione.
L'area interessata al nastro biancorosso dei sigilli é quella in cui dovrebbe sorgere il blocco alimentari.
Area fregiata dal marchio Conad-Leclerc. Settemila metri quadri di edificio, più parcheggi e pertinenze.
Tutto sbarrato dalla Procura. Sequestro che dovrà ora affrontare l'approvazione del giudice per le indagini preliminari.
Da ieri, comunque, in quella zona non si lavora più. Anche perchè in quell'area si sarebbe lavorato un po' 'troppo'.
Oltre il lecito. Il decreto del pm Mancini si regge su presunti abusi edilizi denunciati una settimana fa in Comune dai Verdi. In quell'area sarebbero spuntati poderosi manufatti senza la patente dell'approvazione del consiglio comunale.
Qualcuno, ancora prima dell'autorizzazione politica necessaria, avrebbe punturato il terreno con plinti giganteschi di cemento armato per il sostegno dei pilastri del futuro iper. Quel 'qualcuno', per la Procura, é responsabile del reato di abuso edilizio.
Per ora nel registro degli indagati spiccano tre nomi: Romeo Godoli, legale rappresentante della 'Immobiliare Punta di Ferro' - società costituita ad hoc per gestire la genesi del nuovo iper, e proprietaria dell'area nonchè committente dei lavori operativi -, l'architetto Riccardo Bacchi, direttore delle esecuzioni edili, e Fabrizio Davoli, reggiano, amministratore della Coopsette, la ditta che ha materialmente eseguito le opere ritenute abusive dalla Procura.
I NASTRI della giustizia posticipano inevitabilmente la conquista dei riflettori dell'iper. Qualche mese fa si pensava di far defluire il popolo degli acquisti poco prima di Natale 2007. Un regalo impossibile: anche perchè bisognava alla fine attendere per davvero il via libera ufficiale del consiglio comunale. Così il taglio del nastro era stato rinviato, a Pasqua 2008. Ora però prima dell'assalto alle casse dovranno sparire i nastri della Procura. E qui i tempi si fanno sfumati. Dilatati. Ora i carabinieri della squadra di polizia giudiziaria della Procura cominceranno nelle prossime ore un rosario d'interrogatori.
DIRIGENTI e amministratori pubblici saranno i primi a comparire a palazzo di giustizia. Anche per chiarire un passaggio della storia non del tutto digerito dagli inquirenti: perchè una volta denunciati gli eventuali abusi ed eseguite le successive verifiche da parte dei vigili urbani, nessuno si preoccupava di spedire il fascicolo in Procura?
E' stato il pm Mancini (nella foto piccola a destra), con un ordine di esibizione, a richiedere il plico sul suo tavolo. Per visionarlo. Una volta studiate le carte, ecco la decisione: in quell'area, anche per gli investigatori - e non solo per i Verdi -, si sarebbero consumati abusi edilizi.
MA quello di ieri potrebbe essere solo lo snodo di un flusso investigativo più organico. Articolato. I fili accusatori di Mancini orbitano attorno ai fianchi dell'intero insediamento di via Punta di Ferro, compresi quindi anche i 14mila già regolarmente autorizzati.
Su tutto l'impianto, dallo scorso mese di aprile, pesa un'inchiesta contro ignoti. Ipotesi di reato formulate dal pm, abuso d'ufficio e falso. I sigilli giudiziari che ora campeggiano da quelle parti, corronno sul solco di un unico corpo inquisitorio.
E da ieri quel residence modulare per lo shopping diffuso a tempo pieno, ha la faccia d'un vestito lasciato metà poco prima delle nozze.
Perchè il gambo potato dai nastri dei carabinieri, rappresenta il vero polo d'attrazione dell'iper di Pieveacquedotto: il segmento alimentari.
LA FORZA motrice dell'indagine penale é alimentata da eventuali pressioni che avrebbero spinto i gangli del potere esecutivo ad accogliere le poderose spinte di presunti potentati economici.
Con la lievitazione del centro commerciale alla Fiera, a scendere nella piazza mediatica della protesta é stata tutta l'avanguardia di negozianti e commercianti del centro storico.
Alcuni di loro sono stati i primi, nella primavera scorsa, a passare dall'ufficio di Mancini. La tecnica compositiva dell'inchiesta attendeva però d'essere specificata, affinata da un colpo di teatro.
Da uno snodo, che potesse far da volano all'intero flusso. Ieri, ecco i sigilli. Il sequestro dei 21mila metri quadri di plinti, prefabbricati, costruzioni, pertinenze e parcheggi, potrebbe aver scatenato un dòmino fondamentale per l'intera macchina investigativa, che nella biochimica del fascicolo aperto da Mancini potrebbe fruttificare solo nelle prossime settimane.
IL PASSO successivo di un sequestro che ipotizza abusi edilizi, é solitamente il 'ripristino' della situazione preesistente. Ossia, l'abbattimento di costruzioni abusive. E secondo l'ipotesi di Mancini, in quei 21mila metri quadri sequestrati ieri, tutto sarebbe irregolare. Ora però entro breve arriverà la replica delle difese. Che chiederanno al giudice per le indagini preliminari l'immediato dissequestro dell'opera. D'altra parte gli inquirenti serreranno i tempi con gli interrogatori. L'obiettivo, nell'immediato, é trovare una risposta. E la domanda é: per quale motivo aziende che hanno investito centinaia di migliaia di euro si cimentano nella violazione di regole urbanistiche col successivo pericolo dell'intervento della magistratura? Il sospetto degli uomini che indagano sul cupolone di vetro di via Punta di Ferro, é che 'qualcuno' abbia fatto promesse avventate. Illecite: 'lavorate pure, anticipate i tempi, tanto il permesso prima o poi arriverà '. E ora quella borchia di luce che svetta nel cantiere a due passi dal casello dell'A14 rischia di diventare la stimmata d'un ricevimento nuziale perennemente rinviato.