Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Buio profondo al cinema

Notizia pubblicata il 22 gennaio 2010



Categoria notizia : Fatti Curiosi


Carrieristi in crisi a forza di stroncare le carriere altrui, registi senza piùidee , ordinary people persi in un villaggio dell'Alaska a cui non basta nemmeno l'analista. Passate le feste, consumati i cine-dessert natalizi, spente le risate grasse e magre, i film che escono oggi assecondano l'inverno dell'anima e incupiscono ora con ironia, ora con ferale psico-shock.

Mettono in fila la depressione del tagliatore di teste George Clooney in Tra le nuvole, il vicolo cieco della creatività di Guido Contini/Daniel Day-Le- wis in Nine, le personalità disturbate, fino al buco nero del trauma senza ritorno de Il quarto tipo. Chi ne esce, chi rimane invischiato, chi sprofonda senza appello. Paradossalmente il vento della speranza e di un futuro soffia nella tragedia della guerra e di Marzabotto raccontata da Giorgio Diritti, nello sguardo della bambina e nel piccolo che tiene tra le braccia ne L'uomo che verrà.

George Clooney è in gran forma. Il suo expert di downsizing, Ryan Bingham, ha la nevrosi di chi viaggia 320 giorni all'anno e abita al check-in. Guarda il mondo da un aereo oppure vede sfilare davanti a sé le facce di chi licenzia in ogni angolo degli States.

E, però, in fondo all'executive la scintilla si accende quando capisce che anche per lui il destino è uguale a quello delle sue vittime. Gli tocca, infatti, fare da balia a una collega, Natalie, che si prepara a sostituirlo lavorando non più con la valigia dello stressato frequent flyer ma dietro al des di un computer. E quando Ryan nella sala d'attesa incontra Alex che ha la sua stessa stressata solitudine sente che è arrivata l'ora di aprire un varco nel cinismo. Leggerezza e ironia fan fanno di Up in the Air una salutare psicoterapia cinematografica. Quella di cui avrebbe bisogno Guido Contini, che il copione di Nine vorrebbe ispirato al Fellini di Otto e mezzo. Nulla a che vedere con il capolavoro onirico e analitico di Federico. Semmai il riferimento è al musical di Broadway con uno stuolo di personaggi che gravitano attorno all'artista a corto di illuminazioni e divagante da una femme all'altra, dalla moglie Marion Cotillard alla musa Nicole Kidman, dalla madre Sophia Loren alla guepière romantica di Penelope Cruz.

Un uomo-mosaico che non riesce a tenere insieme la sua vita, a ancorarla da qualche parte. Come il film che salta da un numero all'altro, dai dialoghi alle canzoni, fidando fin troppo sull'effetto visivo di lustrini, song e coreografie. Buio profondo e senza uscita, invece, per gli abitanti di Nome, Alaska, che una dottoressa Milla Jovovich ha intervistato per capire l'origine di strane afasie, incubi notturni, terrori, fino a imbattersi in uno strano gufo dai maxi-occhi che fa tanto alieno e incontro ravvicinato del quarto tipo. Il film, come da trend post The Blair Witch Project, mescola docu e drama e mira a stenderci, possibilmente lasciandoci nella paranoia come i disgraziati che hanno incocciato in visitatori cattivi assai. Su tutti e sul cortocircuito folle della guerra, s'impone l'orrore-redenzione de L'uomo che verrà.

Foto By http://www.flickr.com/photos/sugu/