L'ultimo cocchiere di Rimini. Una tradizione che continua a far sognare turisti e giovani sposi
Notizia pubblicata il 10 ottobre 2008
Categoria notizia : Fatti Curiosi
UNA CARROZZA così non ce l'hanno neanche a Roma o Firenze! Se ne vanta con malcelato orgoglio Delio Borgelli, il cocchiere che ha riportato a Rimini, la scorsa estate, la tradizione antica e graditissima ai turisti, del calesse trainato da cavalli.
Il plurale non é scelto a caso: infatti mentre nella capitale e nelle principali città d'arte italiche, la carrozza é trasportata da un cavallo singolo, a Rimini - dove non ci facciamo mancare niente - c'abbiamo... la pariglia.Due cavalli. Nel caso specifico, sono grigi e di razza ungherese. Uno fa di nome Rigel.
L'altro, la femmina, Aldair. Poichè la «stagione» é impegnativa anche per gli equini, che trottano dalle 17 a mezzanotte tra maggio e settembre, con straordinari a volte fino le due o le tre di notte, almeno un paio di giorni la settimana vengono lasciati a riposo.
E sostituiti da Mauritius, detto «Pupo» (anche se non canta). E obbedisce al padrone solo se lo chiama col vezzeggiativo. Pupo é un grosso sauro, razza Gelder, robusto e adattissimo al traino.Infatti, da solo tira per due, come un fuoristrada Hummer.
Borgelli, nato a Gambettola e residente a Longiano, aveva già avuto una carrozza a Rimini anni addietro. Poi tra inghippi e intoppi della burocrazia equina, si era dovuto arrendere.
Ma senza rassegnarsi. «E dopo qualche anno sono riuscito ad avere una nuova licenza», spiega.
Non é bastato. Altri guai con il Comune. Che doveva darsi un Regolamento equestre. Nel quale andava recepito - ci crediate o no - il Codice della strada. Per capirci, il cavallo deve avere targa e luci di posizione. Più l'assicurazione. Ma é Euro 5: non inquina col Pm10 e i «ricordini» non li lascia sul selciato ma in apposita sacca appena al retrotreno. Insomma, mentre il 29 giugno 2007 la polizia municipale dava parere favorevole, il 4 ottobre successivo il comandante giudicava «inattuabile» la procedura. Questione di targhe e optional.
Il consigliere Antonio Barboni portò in consiglio il caso. Che si sbloccò grazie al fatto che la carrozza aveva già una targa, del Comune di Longiano, residenza di Borgelli. Quindi: via libera a cavallo e carrozza. Un gioiello del 1870 costruito in Polonia, restaurato, comprata da Borgelli a Brescia da un commerciante.
Prima del «nostro», l'ultimo a svolgere questa nobile professione a Rimini era stato Lino Zavattini, detto Vasco, storico cocchiere cittadino, la cui licenza era datata addirittura 1936: i tempi del Duce. «Sono contento di come é andata questa prima estate — sorride Borgelli —. Mi facevano centinaia di foto ogni sera. Tipo Sharon Stone. Ho portato italiani, russi, arabi... Molte coppie giovani, comitive fino a 5 persone per volta. I turisti hanno gradito moltissimo la presenza del calesse». Due gli itinerari: da piazzale Kennedy al porto e ritorno. O nel centro storico.
Borgelli segnala anche qualche intemperanza: «Oltre agli animalisti che venivano a vedere come tenevo i miei cavalli, cui voglio un bene dell'anima, figuriamoci, purtroppo qualche ragazzino che lanciava loro petardi tra le zampe. O gli davano la classica pacca per farli imbizzarrire». Impresa impossibile: gli animali sono stati addestrati sia a questi imprevisti che al traffico. Messi in colonna tra le auto, abituati ai clacson e ai sorpassi. «Rispettano più loro il codice che certi automobilisti», scherza Borgelli, che d'inverno fa il camionista («preferisco il cocchiere»).
Borgelli é cresciuto tra i puledri da corsa: lasciò la scuola per fare il palafreniere all'ippodromo milanese di San Siro. Dove ha lavorato con celebri fantini del calibro di Sergio Briganti e Mario Barbetta. Una curiosità : l'estate scorsa la carrozza non é stata utilizzata dalle... lucciole. «Fino a qualche anno fa — chiosa il cocchiere — se passavo dalla zona stazione sul tardi, ce n'era sempre qualcuna che montava su fino a Marina Centro. Ora in quella zona sono sparite».
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