Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Bologna in guerra è il primo tassello di un atlante fotografico dei monumenti distrutti

Notizia pubblicata il 02 febbraio 2010



Categoria notizia : Cultura


L’INTERVENTO La città sotto le bombe alleate: le tracce visive che ancora oggi il nostro tessuto urbano conserva di quegli anni. I graffiti che hanno salvato la vita dei civili “Bologna in guerra” è il primo tassello di un atlante fotografico dei monumenti distrutti.

«E’ incredibile la rapidità con la quale svaniscono i ricordi legati alle vicende belliche dei monumenti». Così scriveva l’architetto Alfredo Barbacci - soprintendente ai beni architettonici negli anni della guerra - nel volume da lui dedicato alle distruzioni che così copiosamente interessarono i monumenti di Bologna durante l’ultimo conflitto mondiale: le chies e d i S a n Fra n ce s c o , San Pe t ronio, San Domenico, il Corpus Domini, l’A nn u n z i a t a , l’Archig innasio, il palazzo della Mercanzia e d’Accur sio, l’Archig innasio, per citare solo alcuni dei più importanti monumenti colpiti dalle bombe alleate.

A partire dal luglio 1943 la città divenne uno dei bersagli prediletti dell’av i a z i one americana, con gravi danni alle infrastrutture civili e al patrimonio edilizio, anche di interesse storico e artistico, che venne per il 45% danneggiato o distrutto, sebbene dal 1940 si fosse predisposto un piano di difesa antiaerea dei monumenti, la cosiddetta blindatura delle più importanti opere d’arte che era impossibile trasportare nei rifugi antiaerei.

I fatti purtroppo dimostrarono il contrario, le distruzioni incalcolabili: i metodi e la tecnologia non erano granché progrediti dalla prima guerra mondiale e come allora quel che si poteva fare non era molto. Blindature e armature in legno e in mattone, sacchi di sabbia, contrafforti e sostegni, in molti casi a poco servirono per proteggere le opere dai danni delle bombe aeree, come testimonia la t o m b a d i R o l a nd i n o de Passeggeri in piazza San Domen i c o c h e sebbene avesse ricevuto ogni cura fu comp le ta me nt e distrutta ins i e m e a l proprio inutile rivestimento in cotto. Ma tutto questo, per riprendere le parole di Barbacci, rischia di essere dimenticato, soprattutto dalle generazioni future. Per questo motivo, a più di sess an t ’anni da quelle date, nel novembre 2007, l’I s t i t uto per la storia della Chiesa, l’Ibc, l’Archivio storico dell’Università hanno promosso due giornate di studio (Proteggere l’arte. Proteggere le persone, Bologna 1940-1945) sulla salvaguardia dei monumenti, del patrimonio e delle opere d’arte conservate nei musei e nelle chiese durante la guer ra.

Parallelamente a questi temi si è allargata l’inda gine allo studio delle testimonianze sulla protezione e difesa delle persone, vale a dire quei rifugi antiaerei che durante i bombardamenti accolsero gran parte della popolazione civile salvaguardandola dal fuoco alleato. Per questo si è deciso di approfondire il dibattito sul presunto riconoscimento di Bologna come “città aper ta”, “città ospedaliera” o “città bianca”, cioè luogo deputato a ospitare negli edifici del centro ospedali militari e civili, che avrebbe favorito la cessazione dei bombardamenti dentro le mura cittadine, la cosiddetta sper rzone, salvaguardando dagli attacchi aerei fra l’autunno 1944 e la fine delle ostilità i civili rifugiati in centro e i monumenti. Così si è deciso di dividere in due parti anche questa pubblicazione: la prima dedicata alla tutela e alla conservazione dei monumenti e del patrimonio culturale italiano durante la Seconda Guerra Mondiale, con al centro il caso Bologna, protagonista assoluta della seconda parte del volume.

La città sotto le bombe alleate, “Bologna città aper ta”, ma soprattutto le tracce visive che ancora oggi il nostro tessuto conserva di quegli anni. I graffiti, le segnaletiche che indicavano i luoghi dove era possibile proteggersi dalle in- cursioni aeree, testimonianze importantissime ancora presenti sui muri della città - alcune di queste scritte sono oggi sotto tutela e altre invece vertono in condizioni conservative pessime - così come gli stessi rifugi antiaerei in alcuni casi ancora presenti nel contesto cittadino.

Primo volume della collana “Monumenti in guerra”, Bologna in guerra. La città, i suoi monumenti e i rifugi antiaerei apre ad altre pubblicazioni che indagheranno altre città: monografie con un occhio rivolto al futuro, cioè alla possibilità di realizzare un atlante fotografico dei monumenti italiani distrutti dalla guerra, un atlante storico che raccoglie tutti i materiali riguardanti i monumenti e le opere d’ar te danneggiati o distrutti durante il secondo conflitto mondiale e poi ricostruiti, restaurati soprattutto n el l’immediato dopoguerra .

(*storico dell’arte Università degli Studi di Bologna - Ravenna)

Foto BY http://www.flickr.com/photos/nfoka/