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Bologna Arte, ritmi e performance fra i vagoni dei treni merci

Notizia pubblicata il 24 luglio 2009



Categoria notizia : Eventi


ALL’UNA di notte, quando il fresco porta sollievo e la gente è intenta a chiacchierare sorseggiando un drink, inizia lo spettacolo. Puro intrattenimento industriale. Vagoni merci camminano liberi sulle rotaie all’altezza dello Scalo di via Larga 49/2. Uno dopo l’altro, per 10 minuti. Poi passa l’uomo del treno sulla sua locomotiva e saluta. Ormai è un rito qui in via Larga.

E l’ex dormitorio dei ferrovieri, che si raggiunge salendo una ripida scaletta dove la cima è una porta di paglia stile Honolulu, prosegue la sua notte fatta di arte, performance, musica, percussioni africane e qualche crescentina in arrivo dal chiosco. Scalo 49 è una visione onirica nella notte bolognese. Così distante dal solito centro. Completamente immersa nella natura e allo stesso tempo urbana al cento per cento.

UNA COSTRUZIONE di 6000 metri quadrati su tre piani con un bar anni Settanta da film esistenzialista, una veranda che ti sembra di essere in un dancing di Rivabella e tante stanze, anche quelle dove dormivano i ferrovieri, che ora ospitano la mostra di Katharina Dieckhoff fatta di ricami di famiglia e quadretti erotici a mezzo punto e dove in futuro, se lo spazio esisterà ancora, dormiranno per davvero per pochi euro, studenti appena giunti in città per iscriversi all’università.

Questo almeno, secondo il progetto di Werther Albertazzi, presidente di Planimetrie Culturali, associazione col pallino della bonifica culturale temporanea. Ovvero quella pratica tutta creata da sé su esempi internazionali, secondo cui la riqualificazione delle aree dismesse di Bologna passa attraverso strategie di partecipazione cittadina e progettazione di eventi, workshop e soluzioni artistiche. Un intento ben espresso dallo slogan di Planimetrie: ‘Custodia gratuita di spazi in disuso’.

NELL’ORDINE di interventi realizzati da Werther e colleghi (tra cui Mariagrazia Canu e altri nove soci) Scalo 49 è l’ultimo spazio di una lunga serie di cui fa parte anche Cacubo, l’ex Macello comunale in via Santa Caterina che ha visto l’intervento dell’associazione dal gennaio all’ottobre del 2005. Attualmente è la “vetrina” di Planimetrie, per far vedere e capire alla città come si può lavorare sugli spazi abbandonati, recuperandoli, e “smettendola di lamentarsi che non ci sono spazi”, sottolinea Werther Albertazzi. Lui, in tanti anni di lavoro come organizzatore di eventi, anche alla luce della sua professione di corriere che conosce ogni angolo di Bologna, ha per così dire messo insieme una mappatura degli spazi chiusi e dimenticati della nostra città.

Tra cui questo ex dormitorio di via Larga che non appartiene più alle FS, bensì a un privato. Fino ad ora lo spazio è stato concesso senza affitto, per attivare lavori di bonifica e messa a punto, ma da settembre scatterà il pagamento dell’affitto. «A meno che – spiega Werther – le istituzioni non ci vengano incontro proponendoci uno dei tanti spazi in disuso che noi potremmo riaprire e bonificare con attività culturale. Abbiamo fatto richiesta di Villa Salus al quartiere Savena e della Caserma dei Prati di Caprara, ma ancora nulla».

PERCHÉ è proprio questa l’idea. «La nostra intenzione – prosegue il presidente di Planimetrie Culturali – è quella di custodire spazi in disuso e in attesa di riconversione, facendoli vivere con eventi, workshop e pratiche sociali fino al momento dei lavori per la riconversione degli immobili. Questo produce due effetti che ritengo benefici, da una parte evita che questi luoghi diventino preda di degrado e illegalità e dall’altra dà ai tanti giovani la possibilità di esprimersi». Domani dalle 20 sarà l’ultima sera per vedere Scalo 49 in azione con la fine della mostra, la performance di Marinella Roncone Schegge di Bianca (neve), il saggio di percussioni africane e la visita guidata agli spazi. Lo scorso venerdì è passato anche il direttore di MAMbo Gianfranco Maraniello a dare un’occhiata.
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