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L'evento Bacalov e il fascino del tango Il musicista argentino domani al Rossini. Da Gardel a Stravinskij

Notizia pubblicata il 03 gennaio 2009



Categoria notizia : Musica


C’E’ UNA DOMANDA alla quale il pianista e compositore argentino Luis Bacalov si dice subito «pronto e preparato a rispondere». E’ quella su come ha creato la colonna sonora da Oscar del film Il postino con Massimo Troisi. «Quando ho visto la scena del poeta Neruda che ballava un tango di Gardel con sua moglie ho subito capito che tipo di musica dovevo comporre...». Hai voglia se l’ha capito.

Primo grande ospite del 2009 per la Stagione concertistca cittadina, Luis Bacalov sarà al teatro Rossini di Pesaro domani (alle ore 18,15) con Tango e dintorni, concerto per piano solo con musiche che vanno da Piazzolla a Morricone da Gardel ad Albeniz, da Stravinskij allo stesso Bacalov.

«Il mio cognome — dice Bacalov — sembrerebbe bulgaro, però quando mio nonno emigrò in Argentina alla fine dell’800 arrivava dalla Romania».Gli argentini suonano il tango come gli italiani suonano il mandolino: uno stereotipo becero o no?
«Non lo è certo per me. Mi sono occupato di queste radici per farne qualcosa di diverso. E’ pur vero cho ho vissuto in Argentina per vent’anni e al tango ci sono stato sempre dentro anche se sempre da cosmopolita e con una visione avulsa da ogni nazionalismo».

Da molti anni lei vive in Italia, c’è un nucleo di fondo diverso fra musica europea e sud americana?
«C’è e non solo in Argentina ma in tutto il continente americano: la potenza molto forte della musica cosiddetta popolare, la sua forza propulsiva anche nella creazione di musiche più complesse. Una volta c’era anche in Europa, poi si è diluita e perduta, con la grande eccezione di Luciano Berio».
Credevo che il tango si suonasse solo con il bandoneon e la fisarmonica, non anche col pianoforte...
«Se sarà possibile — dice sorridendo — sarà il pubblico a dirlo. Per quanto mi riguarda il pianoforte mi consente un’operazione di recupero dei tanghi popolari con una elaborazione simile a quella dell’800, per esempio di Liszt con Schubert. C’era un materiale da trasportare in musica da concerto. Sa cosa mi chiedono in molti...?»

Che cosa...?
«Perché non suoni Brahms?»
Già, perché non lo suona?
«Perché non lo so fare...»
Sì, addio..., mi dica invece, da vero argentino, qual è il suo legame con Borges.
«Lui è un grande scrittore universale, con una parte argentina e un’altra meno. Io gli sono legato a doppio filo e a lui ho dedicato la mia ultima opera che sarà messa in scena dall’Accademia Chigiana».

Quando arrivò in Italia prima a far musica con tanti nostri cantanti e poi colonne sonore per i più grandi registi lei si faceva chiamare Luis Enriquez. Perché?
«Perché venivo da studi accademici in Argentina e pensavo che campare di musica leggera potesse nuocermi. Allora ho preso il mio secondo nome, Enrique, e ci ho aggiunto una zeta. Poi quando la considerazione della musica popolare è cambiata, è tornato anche il mio vero nome».
Lei suona anche un tango di Stravinskij e un brano di Morricone dal film «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto».

Che c’entrano col tango un russo e un regista?
«C’entrano, c’entrano: Stravinskij è un compositore cosmopolita e ne ha scritte di tutti i colori e Morricone ha composto un tema che per me è un tango».
Lei ora vive a Roma?
«No, vivo fra treni e aerei...».
Da vero argentino. Da non perdere.
Info: Teatro Rossini 0721.387621.
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