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E Rossini diventa la terra promessa. L’Aterballetto alle Muse di Ancona

Notizia pubblicata il 22 marzo 2009



Categoria notizia : Spettacoli


UN GRAN FINALE per la stagione di opera e balletto del Teatro delle Muse di Ancona. Questa sera (ore 20.30; info: 071.52525) e domani (ore 16) l’Aterballetto metterà in scena due coreografie create da Mauro Bigonzetti: ‘Terra’ e ‘Rossini cards’.

L’appuntamento, firmato dalla Fondazione Teatro delle Muse in collaborazione con l’Amat, vedrà l’Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta da David Crescenzi eseguire musiche di Gioachino Rossini e Bruno Moretti, il quale per ‘Rossini cards’ siederà al pianoforte.

Difficile immaginare due opere tanto diverse: da una parte il dramma dell’uomo migrante, dall’altra la gioiosa vitalità rossiniana. Bigonzetti, perché questo accostamento inconsueto?
«Proprio perché si tratta di un contrasto perfetto, sia dal punto di vista tematico che da quello coreografico e visivo. I due titoli, un’opera drammatica e un divertissement, stanno insieme in virtù della loro stessa diversità. Ma grazie alla versatilità dell’Aterballetto non è stato difficile affiancarle. E’ una compagnia straordinaria. Anche se non sempre un coreografo riesce a rappresentare tutto quello che ha in testa, con loro si fatica poco».

‘Terra’ è una commissione del festival ‘Red 2008’ di Reggio Emilia dedicato a Israele. Quanto c’è di ‘ebraico’ nell’opera?
«Quello di Israele è stato solo un punto di partenza, uno stimolo. In realtà la coreografia si concentra sul dramma dell’essere umano, di ogni essere umano, quando è costretto a lasciare la propria terra, la casa, le radici a causa della guerra, della povertà, della discriminazione. E’ una tematica ovviamente molto sentita dal popolo ebraico, ma si può espandere a tante altre culture e genti».

C’è anche un intento politico?
«No. Mi rendo conto che affrontando certi temi il passo che porta alla politica e all’ideologia è breve. Ma io volevo raccontare qualcosa di universale, che fa parte della storia dell’umanità. L’uomo è sempre stato costretto ad emigrare, ad abbandonare la propria terra».

Il suo amore per Rossini a quando risale?
«Il culto di Rossini ce l’ho fin da bambino, quando feci la comparsa in un ‘Barbiere di Siviglia’. E’ l’autore di melodramma che amo di più, anche perché lo sento molto vicino alle mie corde, alle mie passioni: l’amore per la musica, l’ironia, la cultura culinaria, le donne... Era una vita che volevo fare qualcosa dedicato a lui».

Com’è la situazione della danza in Italia?
«Drammatica. La danza è la cenerentola delle arti dal vivo. Negli ultimi anni le cose sono peggiorate molto. In Italia non si fa nulla o quasi. E’ tutto fermo. L’Aterballetto fa molti più spettacoli all’estero. Se dovessimo lavorare solo in Italia avremmo chiuso da un pezzo. Non a caso i migliori coreografi italiani lavorano all’estero».

foto by http://www.flickr.com/photos/mailirolponi