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Quando l’arte va in piazza i cittadini vivono meglio. Un convegno e un libro sulle opere negli edifici pubblici

Notizia pubblicata il 12 maggio 2009



Categoria notizia : Cultura


FUORI dalle accademie, dalle sale di musei e dagli ambienti dove la cultura incontra il mercato. L’arte cerca finalmente una relazione “intima” con i suoi fruitori, aspira ad identificarsi con gli ambienti, a perdersi, quasi, nei panorami che la ospitano.

Ci muoviamo, in Emilia Romagna, venendo ogni giorno a contatto con un patrimonio vastissimo ed inestimabile di sculture, pitture, bassorilievi, realizzati dai maestri più innovativi dell’arte contemporanea italiana. Opere celate nelle scuole, nei giardini degli ospedali, nelle caserme, che rispondono al bisogno di rendere esteticamente più “accettabili” le città dove viviamo per riconciliarci con un senso estetico che sembra spesso irimediabilmente perduto.
SUONA così come un invito necessario alla riscoperta di questo straordinario patrimonio di arte pubblica il volume curato da Claudia Collina, dell’Istituto dei Beni Culturali, Il percento per l’arte in Emilia Romagna, ovvero “La legge del 29 luglio 1949 n.717: applicazioni ed evoluzioni del 2% sul territorio” (Editrice Compositori), che verrà presentato in un convegno domani (10-18) a Palazzo Gnudi (Sala degli Specchi), via Riva di Reno 77.
Collina, una legge di grande importanza ma poco conosciuta...

«E’ una legge che affonda le sue radici addirittura nel ventennio fascista, quando nel ’42, sulla suggestione del legame tra arte e archittura, una delle priorità culturali dell’epoca, fu scritta la prima bozza. Poi, con la nascita dell’Italia repubblicana, la legge viene finalmente promulgata con la finalità di ricostruire il patrimonio artistico italiano nel difficile periodo post bellico. E’ una legge che prevede che il 2% della cifra destinata alla costruzione di un edifico pubblico venga utlizzata per la realizzazione di opere d’arte, scelte attraverso un concorso e valutate da una commissione. Una legge dalle molte vicissitudini, ma tuttora in vigore».

Un progetto pilota, questo censimento delle opere presenti Emilia Romagna.
«E’ un lavoro iniziato nel 2003, che documenta le opere conservate in regione sino ad oggi. Ci sono tutti protagonisti dell’arte italiana dal dopoguerra a questi anni. Un percorso che, fuori dai musei, ci fa comprendere quale ruolo l’arte possa giocare nella definizione del rapporti tra il citttadino e le proprie terre, del senso di appartenenza, del concetto di identità e di armonia...».

Se dovesse suggerire un suo personale itinerario tra le opere censite...
«Difficile, sono 158 luoghi... Suggerisco le opere di Carlo Zauli all’IstitutoTecnico Geometri di Faenza e alla scuola elementare San Rocco della stessa città. A Bologna, sempre Zauli, con le opere ospitate dalla facoltà di Lettere e Quinto Ghermandi con la fontana alle Nuove Patologie del Sant’Orsola. A San Giovanni in Persiceto, nella biblioteca, campeggia un grande dipinto di Concetto Pozzati».

Al convegno, che sarà aperto da Ezio Raimondi, presidente IBC interverranno tra gli altri Andrea Emiliani, Piero Orlandi, Matilde Callari Galli, Dede Auregli.

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