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Rezza, quadro vivente che si divide in 70

Notizia pubblicata il 31 agosto 2007



Categoria notizia : Fatti Curiosi


L'attore stasera a Bologna porta in scena " Pitecus", galleria di nuovi mostri all'italiana. L'ultima volta che sono stati invitati a Bologna a rappresentare uno dei loro spettacoli è stato nel 2002 ai Teatri di Vita. E portavano al pubblico proprio Pitecus, del 1995, che stasera riproporranno in piazza Verdi alle 22 (200 posti a sedere, ingresso gratuito, in caso di pioggia location spostata alle Scuderie), come parte del cartellone di Bé.bolognaestate07.

L'INTERVISTA

E' un'opera senza tempo come tutti i progetti di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, il primo inteprete e la seconda artefice degli allestimenti scenici con cui Rezza si plasma, dando vita ai dialoghi e all'espressività dei personaggi. Che qui sono oltre settanta (tutti analizzati nel loro rapporto con le proprie perversioni: laureati, sfaticati, giovani che tirano avanti aspettando l'occasione giusta, esseri che arricchiscono la propria esteriorità e superficialità?) per 17 quadri realizzati con diversi tessuti: juta, seta, plastica, merletti, fibre sintetiche. Una scelta materica per esprimerne l'aspetto scintillante e opaco già insito nei loro visi spigolosi incattiviti da pensieri malvagi.

Rezza, dopo più di dieci anni avete deciso di aggiungere o cambiare dei personaggi per Pitecus?
«No, sono sempre gli stessi e sono attualissimi. Io sono cambiato, ma il pubblico non se ne accorge perché io deformo il mio viso con la stoffa all'interno di questi quadri tagliati nel mezzo, e le mie espressioni confondono il mio vero volto. Che poi sono comunque io perché quando recito non lavoro?è una dote di natura. Non è come per gli attori che devono entrare in un personaggio e quindi sentono il lavoro».
Ma com'è nato lo spettacolo? Prima le scene o i testi?
«Flavia ha realizzato i quadri bucati e io entrandovi ho generato le mie interpretazioni. Procediamo sempre così. Poi c'è Massimo Camilli, che lavora con noi, che assiste sempre alla parte non raffinata, come del resto un pubblico al quale apro la scena quando ancora lo spettacolo non c'è. E' in quel momento che inizia a nascere lo show perché solo se ci sono spettatori io riesco a fare qualcosa».
Aggiunge Flavia Mastrella: «Il nostro è un teatro esplorativo-estetico e non siamo interessati a un linguaggio narrativo classico. Il nostro è un teatro di vita, tutti i sensi sono coinvolti nella mutazione dei colori che sdrammatizzano le tematiche catastrofiche. A parte il corpo di Antonio non c'è un appiglio alla realtà.Gli allestimenti sono pensati per far dialogare la gente con quella parte del corpo con cui non si esercita mai, le forme e i colori. Solitamente io genero il quadro?mi stupisco, lo propongo ad Antonio che si stupisce. Io a mia volta mi stupisco del suo stupore e tutto raggiunge il culmine con lo stupore della gente che a noi dà sensazioni importanti che mettiamo anche quando realizziamo i nostri corti».
Voi siete instancabili e producete moltissimo e rapidamente. Ad esempio è appena uscito l'ultimo libro di Antonio Rezza, "Credo in un solo oblio", per Bompiani..
«Sì, è la storia di un uomo che si fa una foto in una di quelle macchinette per strada e mentre parte lo scatto si muove?da qui parte la storia. In copertina c'è una scultura che fa parte del progetto "Sculture in tasca" di Flavia. Sculture che ti porti in giro per passare il tempo. Ne ha fatte 250, dai 2 ai 5 centimetri, coi giocattoli usati e lavorati nel mare».