Cornacchione: Ho tradito Silvio ma la gente non se ne accorge
Notizia pubblicata il 30 agosto 2007
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Antonio Cornacchione e la Nuova Vita del Cabarettista. Il comico arriva al Parco Nord di Bologna con le " Satire liriche" che recita con Carlo Fava: «Sembriamo fatti l'uno per l'altro»
DIAVOLO d'un Silvio. Anche ora che Antonio Cornacchione non fa più il suo "fedele amico", tutti lo ricordano e lo identificano proprio per quella maschera. E chissà che qualcuno non vada anche stasera all'Arena del Parco Nord (Festa dell'Unità di Bologna, ore 21; ingresso gratuito) convinto di rivivere nostalgicamente quell'epopea. E invece le "Satire liriche" che il comico presenta al pubblico sono il risultato dell'incontro di due anime, e non quelle di Antonio e del Cavaliere, ma dell'attore con Carlo Fava. «Sì - risponde il cabarettista - abbiamo scoperto di dire le stesse cose con linguaggi diversi e allora è stato fatale mettere insieme i miei testi e le sue musiche divertendoci a discettare sui soliti temi che stanno a cuore a tutti: la politica, l'informazione, le donne, il mondo animale e vegetale».
E di Silvio non c'è più traccia?
«Impossibile, è un pozzo senza fondo, non si esaurisce mai».
Ma allora è vero quello che sostiene Benigni, che il Cavaliere deve tornare in sella per salvare un'intera stirpe di comici...«In verità è più un'impressione della gente quella che ci si fossilizzi sempre sullo stesso argomento che non la realtà. Guardiamo per esempio a "Che tempo che fa". Il mio giornalista si è aperto ad argomenti diversi però il pubblico fatica a immaginarmi in altre vesti, chi ascolta non si accorge che io i comunisti li prendevo e li prendo in giro tuttora».
L'attuale panorama politico italiano, allora, che genere di satira le ispira?
«Bene o male il protagonista è sempre Lui. Fa notizia perfino se si veste da John Travolta, dovrebbe interessare poco o niente e invece... Forse perché dalla sua parte non hanno trovato nessuno che possa sostituirlo e alla fine sarà lui a trovare il suo successore. Anzi ha già scovato il suo clone al femminile: la Brambilla è antipolitica com'era lui dieci anni fa, è in pratica un Silvio in giarrettiera».
Però si casca sempre lì. Ma non c'è proprio nulla che faccia ridere o rabbrividire a sinistra?
«Beh, gli spunti ci sono. Per esempio le tasse. Solo che quando chiedo al pubblico se Silvio le aveva abbassate, il coro dalla platea urla: "Nooo". Diciamo che Prodi sta mettendo a posto i conti ma non so a quale prezzo. Risultato: la gente non è contenta e, dopo la Quaresima, vorrò tornare presto agli anni di gozzoviglia. Non che adesso le tasse qualcuno le paghi, a parte qualche probo e i dipendenti. Bossi, in fondo non ha incitato a niente che già non succeda: lo sciopero è uno stato permanente e i crumiri si contano».
Che futuro ci aspetta allora?
«Non lo so proprio. Il mio è a teatro».
Com'è nato "Non svegliate Cécile, è innamorata"?
«Meglio che spieghi come ho conosciuto l'autore Gèrard Lauzier. Io ero autore di fumetti tanti anni fa, lavoravo per "Tira e Molla" e "Topolino" e un giorno, entrando in un negozio vidi un suo libro, "La corsa del topo", che mi fulminò. Era un film a fumetti e mi convinsi fosse in grado di scrivere commedie come mi confermò anche la quarta di copertina che conteneva la descrizione delle sue altre opere. Comprai una decina d'anni fa i diritti di queste pièce e adesso mi è sembrato il momento di metterne in scena una».
Ma che c'azzecca De Capitani con una trama brillante?
«In verità avevo già ravvisato in lui un animo comico che è emerso pienamente nella regia di questa commedia psicologica incentrata sull'uomo occidentale di oggi che non vuole crescere».
E confonde amicizia e amore?
«Più che altro crede di potersi realizzare sfuggendo all'amore. E questo sono io. Poi c'è l'amico, più concreto, che l'aiuta, lo sorregge, finché alla fine le parti s'invertono».
Nella sua personale classifica amore e amicizia che posto occupano?
«Potrei ripetere quello che dice il mio personaggio che mette l'amore sopra tutto ma poi è dell'amicizia che ha bisogno quando vuole disfarsi dell'amore».