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La mia estate al mare ad avvistare belle prede
Notizia pubblicata il 19 agosto 2009
Categoria notizia : Fatti Curiosi
SI PRENDE maledettamente sul serio Andrea Rossi. O meglio, prende maledettamente sul serio il suo (ex o quasi) mestiere di bagnino, marinaio di salvataggio come recita la qualifica che ha ricoperto per venti e passa anni lungo la costa ravennate
Eppure il libro delle sue istruzioni per l’uso per esercitare al meglio il mestiere l’ha intitolato, Kundera permettendo, L’insostenibile leggerezza del bagnino perché — spiega — sembra un lavoro così da ridere, spesso visto dallo stesso turista come un arredo della spiaggia buono solo per rimorchiare e invece è una figura fondamentale. Come proverà a spiegare anche venerdì alle 20.30 al Bagno Hookipa di Marina di Ravenna.
Ma come nasce la vocazione al salvataggio?
«Io presi il brevetto nel 1985 sul litorale romano mentre facevo il militare là. Tornato a casa ho cominciato a lavorare per un cooperativa che presidiava da Casal Borsetti a Lido di Savio e non ho mai smesso finchè un paio di stagioni fa ho deciso di mettere la testa a posto: lavoro fisso da magazziniere e bagnino solo nei week end in un acquaparco».
Ma è bagnino anche chi si muove tra scivoli e acqua dolce e clorata?
«All’acquaparco non usiamo il moscone e più che altro si fa lavoro di prevenzione. Cosa che al mare si fa più fatica a fare: più che altro lì s’interviene sull’incidente».
Quanti ne ha ripescati in carriera?
«La media è di una decina di soccorsi l’anno, non tutti risolutivi. Per mia fortuna non ho mai dovuto portare a riva un annegato».
Ma come le è venuto in mente di mettere nero su bianco le sue esperienze?
«Quest’inverno ho pensato di buttar giù qualche pensiero sulla mia storia ed è venuto fuori questo libro che racconta, nell’arco di una stagione balneare, la storia di un gruppo di bagnini. E’ un concentrato di aneddoti realmente avvenuti, un po’ autobiografici e un po’ romanzati. Poi c’è il capitolo che è una specie di vademecum del perfetto bagnino».
Il bagnino perfetto è quello che cucca di più?
«Parlo anche di quest’aspetto del mestiere ma si tratta di un luogo comune che si trascina inalterato dagli anni ’60. In fondo tutto è cambiato ma solo in apparenza. Le dinamiche delle turiste che, tutto sommato, il vitellone felliniano lo bramano non sono granché diverse da allora. Forse adesso sono meno ingenue e magari l’iniziativa la prendono loro. Ma la posizione del bagnino continua a essere privilegiata. Una volta s’affacciava la tedesca, adesso sbarcano dall’Est».
Qual è il migliore e il peggior soggetto da spiaggia con cui aver a che fare?
«Il peggiore in assoluto è il fenomeno, colui che anche col vento di libeccio si lancia all’inseguimento di un materassino che non raggiungerà mai. Ma poi tocca a noi raggiungere lui che veleggia al largo. I migliori? Le ragazze sole».
Come mai nel suo curriculum viene sottolineata la sua capacità di fare come nessun altro il nodo a coltellaccio?
«Oltre alle tecniche di salvataggio, ci vengono insegnati i nodi marinari. Quello a coltellaccio è il più difficile perché una volta fatto non si riesce più a sciogliere se non con un colpo di coltello. A me viene particolarmente bene, forse perché di mio amo fare cose che nessuno riesca poi a disfare».
Che opinione ha delle agitazioni che percorrono la categoria in questo momento?
«Anche questo fa parte di una tradizione, quella della polemica con i gestori degli stabilimenti. In realtà gli uni hanno bisogno degli altri e alla fine, come sempre, la cosa si risolverà».
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