Andrea Mingardi racconta la riviera anni 60
Notizia pubblicata il 02 agosto 2007
Categoria notizia : Turismo
COME TUTTI gli "adriatici" per me non è vacanza se non ho il costume da bagno, la sabbia tra i piedi e la piada sotto ai denti. Arrivati a luglio le ferie sembrano un miraggio. I nostri colli, tesi e già allungati abbastanza nell'ottica della resistenza umana, anelano il time out.
«Permette un ballo?»Mingardi e la Riviera che non c'è più.
Il miraggio delle due settimane di relax appare all'orizzonte
con tutto il suo carico di fascino:
sole, amore, bagni, libri, discoteche, cinema all'aperto, ristoranti, passeggiate con gelati a carico, tramonti in riva al mare, stuzzichini verso le tre del mattino, oli abbronzanti, occhialoni e ciabatte. La vita sdraiata è lì che ci aspetta. Propone anche alle nostre menti una posizione orizzontale. Di abbandonare almeno per un po' quella quotidiana e nevrotica richiesta di attenzione. Ma mentre sono alla guida, prigioniero di una qualsiasi tangenziale intasata e ripasso il mio immaginario pieno di
ombrelloni, conchiglie e
barettini sulla spiaggia, mi rendo conto di riferirmi a periodi diversi da quelli che stiamo vivendo.
Che adesso sia diventato tutto più difficile è evidente.
CHE LA VELOCITÀ domini l'esistenza della maggior parte degli umani pure? quindi anche l
a vacanza per molti è solo un frenetico mordi e fuggi. Il week end domina la scena e se il giovedì a Milano Marittima è respirabile, di venerdì, lungo il viale principale pare che distribuiscano soldi gratis. A
Riccione e
Rimini, uguale. Eppure non è tanto tempo fa che le famiglie si caricavano la casa sull'utilitaria e facevano il mese. Palette, secchielli e salvagenti, per non dire tricicli e canoe, sul tetto della Seicento si trasferivano in massa a
Igea, Viserba,
Miramare,
Bellaria e località limitrofe per celebrare il rito dell'incontrarsi sul bagnasciuga. I mondani, no. Quelli, casa o villa in affitto, distribuivano la loro vita tra le coordinate di Portofino, Amalfi, Montecarlo e Riviera Adriatica . Ma nei momenti topici al
Paradiso, al Savioli e a Villalta li beccavi di sicuro. Catenati d'oro sottile che spiccava su un'abbronzatura ormai cronica, vestiti di bianco con le maniche della camicia tirata lievemente sull'avambraccio, andavano, come cani da tartufo, alla ricerca della foto sui giornali dell'epoca.
NEGLI ANNI sessanta, meno asfissiati dal "coronismo" gossipiano, i vip apparivano in pubblico come per magia. Ectoplasmi di un mondo dorato venivano considerati come buone novelle che riempivano di sogni gli occhi della gente. Negli ambienti e nei locali "bene", sì? qualche ladro o addirittura qualche gangster famoso si presentava, ma regalavano solo un certo sapore di avventura al party? e non più di tanto. Il resto tutta roba "griffata", garantita dagli alberi genealogici e con un naturale contorno di belle sgallettate in cerca di una sistemazione. Più ci penso e più riscontro differenze tra allora e oggi.
POCHI andavano all'estero, ora invece turbe di turisti " last minute " si sparpagliano ovunque con coraggi e adattamento impensabili trent'anni fa. La nostra eccezionale Riviera è unica nella proposta di divertimento complessivo ma non si può non notare la dicotomia tra l'assalto dei giovani discotecari, disposti a dormire in macchina pur di non perdersi le notti dello sballo e i weekendisti da "facciolafilainautostradaeprendoduegiornidisole". I baracchini delle piade e dei paninozzi "sopravvivenza" consentono agli indigenti o ai ragazzi di respirare l'aria di quella che un tempo era la vacanza di cui tanto si parlava. Ohi, alla grande, eh? Se anche il casino a volte impedisce di vedere l'acqua del mare, se parcheggiare a una distanza accettabile della spiaggia diventa un impresa, se passeggiare nella via principale della località è come entrare allo stadio di un derby affollato, la sensazione di essere in una condizione e in posto speciale rimane.
E CI VESTIAMO come dei cretini. Con dei calzoni ai quali manca un pezzo in fondo, cappellini buffi con orecchie di coniglio, con canottiere attraverso le quali, in alcuni di noi, si può intuire il crollo dell'impero romano e con magliette dalle scritte più impensate. "Sono per la sopravvivenza dei coyote" o "Basta col sudore".
Lavorare nobilita l'uomo e spesso quando uno smette finisce di vivere, ma esagerare, no! Il ricatto che ci accolliamo fin da piccoli, i mutui, le rate e il livello di vita che ci siamo prefissi, va mantenuto ad ogni costo e quindi tiriamo alla disperata. Tiriamo per non rimanere indietro, tiriamo per non essere da meno. Fin che si può. Ma poi il "fanculo" ch'è dentro ognuno di noi prende il sopravvento conquistandosi anche una sorta d'indipendenza. Prima di "ruttarlo" contro la persona che ci ha dato il lavoro si cerca di andare. E si va! Andiamo a mostrar le chiappe chiare, a perderci in passeggiate sulla riva, a divertirci a guardare gli altri e a perpetrare il mito di un anelito di libertà.
I ristoranti e i locali sulla spiaggia pullulano di gente e di ragazzi che incontrandosi hanno voglia di scoprire il loro destino di stelle o di meteore. Non è così differente da noi che quando entravamo nei dancing riempivamo di sogni quella piccola frase che rivolgevamo alle ragazze: «
Permette un ballo signorina?»