Vita di Galileo Teatro de Gli Incamminati
il 29 ottobre 2009
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Un capolavoro nei cui inquietanti chiaroscuri e nelle cui evoluzioni ci sembra di poter intuire le vie per comprendere veramente il XX secolo ed i suoi conflitti, ove sono radicate le ombre del nostro presente.
«Per comprendere a fondo il senso e le peculiarità di questo testo – sostiene il regista – è necessario risalire alle grandi motivazioni per cui fu creato, alle riflessioni e agli eventi che spinsero Brecht ad elaborarlo in certe direzioni… Impossibile non correlare l’ultima definitiva versione di Vita di Galileo (in cui l’autore condanna l’abiura del protagonista) con l’atteggiamento di certi scienziati a lui coevi, che proprio in quegli anni si erano resi indirettamente colpevoli del disastro di Hiroshima, mettendo a disposizione di uomini comuni e della politica di potenza i loro studi sulla scissione dell’atomo. Impossibile non ricordare le osservazioni di Brecht sulla scelta di Robert Oppenheimer e di quei fisici che pur di non cedere alle richieste di un governo dedito alla guerra rinunciarono a incarichi di prestigio certi che “Scoprire qualcosa fosse diventato un’ignominia”». Brecht ci ha donato un testo presago, turbato dall’intuizione dei disastri che l’uso distorto della scienza avrebbe procurato all’umanità: oggi siamo noi quell’umanità. È nostro il mondo che trema davanti alla pervicacia dell’Iran nell’uso indiscriminato del nucleare, nostro l’incubo della clonazione, nostre le nazioni che – per seguire la logica dell’interesse e del consumo proprie del capitalismo – rischiano la distruzione del pianeta, disattendendo al protocollo di Kioto. Temi di profondo coinvolgimento su cui il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia assieme al Teatro de gli Incamminati intende puntare, nella realizzazione della nuova messinscena dell’opera, affidata al suggestivo ed essenziale linguaggio registico di Antonio Calenda e – per il ruolo del titolo – al vigoroso talento e all’intensa espressività di uno dei maggiori protagonisti della scena nazionale, Franco BranciaroliArgomenti