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Una città contro la violenza presso il Municipio di Riccione

il 22 novembre 2011

vedi sulla mappa

Riccione Viale Vittorio Emanuele II n. 2  -  Riccione

Info: 0541 608111

Descrizione dell'Evento

La Commissione per le Pari Opportunità presenta le risultanze del questionario cittadino "Una città contro la violenza" svolto nel periodo 8 marzo-31 ottobre 2011

Martedì 22 novembre 2011 alle ore 12 presso il  Municipio, Sala Giunta, in occasione della Giornata Internazionale  contro la violenza sulle donne (venerdì 25 novembre 2011), la Commissione per le pari opportunità del Comune di Riccione ha presentato le risultanze del questionario cittadino "Una città contro la violenza" svolto nel periodo 8 marzo-31 ottobre 2011.

Erano presenti:

Ilenia Morganti, Presidente del Consiglio comunale

Maria Grazia Tosi, Presidente della Commissione pari opportunità

Emanuela Tonini, Vicepresidente della Commissione pari opportunità

Carla Lunedei, Consulente legale dello Sportello Donna del Comune di Riccione. Le risposte al questionario sono state elaborate da Helena Cesarotti, esperta di Statistica

"Con questa indagine, che voi cittadini avete contribuito a  realizzare compilando il questionario -  afferma il presidente della  Commissione pari opportunità Maria Grazia Tosi  -  abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull'aspetto della  consapevolezza della gravità e dell'estensione del problema. La  realizzazione di un questionario cittadino è l'ulteriore passo,  il   tassello essenziale  di un programma di lavoro che  vede  nella  costruzione di una comunità consapevole, vigile e solidale, una delle  risposte più avanzate possibili per contrastarlo".

Descrizione del campione

Alle 12 domande del nostro questionario che mesi fa abbiamo collocato  in appositi espositori in punti focali della città hanno risposto in 1.230 riccionesi,   maschi (39%) e femmine (60%)  Le età sono comprese tra i 13 e gli 87  anni e l'età media risultante è pari a  30 anni. Siamo di fronte,  volutamente, a un campione prevalentemente giovane (61%), composto da  ragazzi di età tra i 16 e 19 anni, avendo scelto di contattare il Centro  Studi per rilevare direttamente il giudizio dei giovani sul fenomeno in  questione. Segue  poi una quota pari al  9%  di impiegati e pensionati ,  quindi casalinghe, insegnanti e lavoratori  autonomi ed altre  categorie  con una rappresentatività piuttosto scarsa. Nello svolgimento  dell'elaborazione statistica è stata attuata anche una distinzione  ulteriore per fasce di età, per meglio cogliere le differenzazioni delle  opinioni espresse.

Dati emersi dalle 12 domande 

(l'apparente incongruenza delle percentuali è dovuta alla possibilità del compilatore di poter scegliere più risposte)

La più grave forma di violenza che il campione di cittadini ha  ritenuto di conoscere maggiormente è quella sessuale con una percentuale  pari al 69% seguita da quella psicologica (49%), fisica (46%), stalking  (20%) e molestie sul posto di lavoro (11%). In base alla suddivisione   rispetto al sesso, quello femminile ha giudicato più gravi  episodi di  violenza fisica, psicologica e stalking rispetto al sesso maschile. Per  l'86% del campione sono le donne le principali vittime, seguite dai  bambini (le altre categorie hanno una numerosità inferiore al 15%). Sul  totale delle persone che hanno scelto questi ultimi come le maggiori  vittime di episodi di violenza, il 73% sono donne e il 56% uomini. Di  quelle invece che hanno scelto gli stranieri come maggiori vittime il  22% è composto da uomini e il 10% da donne.

Il bullismo, la violenza nell'ambito scolastico, è un  fenomeno conosciuto dal 57% del campione. Di rilievo, e  di non poca  importanza, è che il 58% delle persone che appartengono alla fascia di  età dai 16 ai 59 anni  ha assistito a episodi di violenza in ambito  scolastico. Quindi studenti, ma anche professori e bidelli.

Per quanto riguarda episodi di violenza domestica,  il 28% del campione dice di averne conosciuto da vicino dei casi  proprio qui, nella nostra città; la risposta appartiene alla fascia di  persone di età compresa dai 30 ai 59 anni.

Gli atti di violenza per il 66% del campione restano impuniti perché le vittime non denunciano per paura e vergogna,  mentre per il 44% sostiene che è la giustizia italiana a non garantire  la giusta pena; e per il 36% è colpa della legge italiana non protegge  adeguatamente le vittime.

Rispetto al fatto che la Tv, la stampa, internet, trasmettono  un'immagine non corretta della donna, incitando per questo  "indirettamente" atteggiamenti violenti , il 68% pensano che sia proprio  così, a differenza degli altri  che credono innocui gli attuali sistemi  di divulgazione comunicativa.

Il  40% del campione sostiene che la comunicazione periodica di casi di violenza trasmessi dai mass media aiuti a far reagire le vittime,  mentre il 38% sostiene che invece incrementi la violenza per  emulazione;  il 36% crede che facciano riflettere maggiormente le  persone e  il 21 %  che non sortiscano  alcun effetto.

Alla domanda aperta alle personali opinioni su quali siano i modi  migliori per contrastare laviolenza alle donne, il 66% risponde che  occorrano Leggi più severe, e per il 36% maggiori controlli da parte  delle Forze dell'ordine. Per un 22% sarebbe importante conoscere bene il  fenomeno per potere combatterlo, per il 18% è importante la solidarietà  sociale, per un altro 18% la rieducazione dei colpevoli e per un 17% è  fondamentale che esistano sul territorio servizi adeguati.

La situazione appare subito molto chiara per quanto riguarda il  ruolo fondamentale che ricopre la scuola nel formare i giovani alla non  violenza: ben il 96% del campione  ha  ritenuto  che nelle scuole sia  importante un'adeguata educazione in merito.

La reazione dei cittadini, nel qual caso venissero a  conoscenza di un caso di violenza, ha registrato una intenzione  attiva  nel 47%, tale percentuale cioè  afferma che denuncerebbe il presunto  colpevole;  il 13% di fornire il proprio aiuto alla vittima seppur non  precisando le modalità, e solo  il 9% dichiara di non agire affatto,  mentre l' 8% non saprebbe proprio come comportarsi.

Tanti sono a Riccione e nella Provincia i servizi che si occupano  della tutela dei diritti delle donne ed in particolare delle donne  maltrattate, ma ben il 53% del campione non ne è a conoscenza, mentre il  47%  ha risposto di conoscerli . Le donne appaiono le persone  maggiormente informate e consapevoli, raggiungendo un 55% contro un 33%  degli uomini.

La famiglia risulta essere il luogo più frequente dove vengono perpetrate violenze per il 70%, seguito dai posti di divertimento e sport  e quelli di  lavoro (rispettivamente 33% e 32%) e l'ambiente scolastico con una  numerosità pari al 24%. Si evidenzia una relazione esistente tra la  risposta "famiglia" e il sesso del rispondente: sono infatti le donne a  sostenere che la famiglia sia il luogo più 'pericoloso'.

Considerazioni della Dott.ssa Maria Maffia Russo, responsabile del Progetto Dafne dell'Ausl di Rimini (progetto  rivolto alle donne che subiscono violenza). "In linea con i dati già  rilevati, nazionali ed internazionali, anche a livello cittadino  il  fenomeno violenza pare interessare maggiormente le donne, sia nel senso  di una sua conoscenza, sia nel senso di esserne vittima. Altro dato in  linea riguarda  la diffusa consapevolezza che  il fenomeno si manifesta  in prevalenza  all'interno della famiglia o, comunque nelle relazioni di  intimità. Da non trascurare che  la fascia d'età  16 -19  su cui si è  concentrata l'indagine  è anche quella che meno conosce i servizi sul  territorio dedicati al tema in questione. Questo, unito alla rilevazione  della violenza nei luoghi di divertimento e sport, e dunque al tema del  bullismo , pone come rilevante il bisogno di prevenzione per i giovani,  anche attraverso una maggiore e più opportuna informazione. Lo stupro è  la forma di  violenza maggiormente conosciuta per il 69% del campione;  anche se i dati nazionali ed internazionali non confermano ciò  (prevalente è la violenza fisica, poi psicologica, economica, stalking).  La prevalenza del mezzo informativo dei mass media, colti dai giovani  in modo più acritico, può forse spiegare queste risposte.  Occorre  comunque ricordare che è più facile ricondurre lo stupro ad una forma di  violenza piuttosto che il maltrattamento o altro (es.: lo schiaffo,  anche se ripetuto, può per alcuni non rientrare nella definizione dei  gesti violenti).

Emerge una carenza/distorsione informativa  sia  della legislazione  italiana e anche  della sua applicazione, soprattutto recente, in tema  di violenza di genere:  sono infatti diversi i casi, anche in zona, che  hanno vista riconosciuta la "giusta pena". Va da sé che le donne tendono  a denunciare tanto più, quanto più conoscono e possono attivare servizi  di tutela e supporto. La non conoscenza dei diversi servizi/interventi  possibili ( 53% del campione )  porta ad individuare prevalentemente  nella punizione/repressione, dunque nella sanzione penale , l'intervento  prioritario. Tale risposta tuttavia può anche suggerire un tentativo di  demandare ad altri , allontanare, il problema e la sua soluzione.  L'aspetto punitivo inoltre pone il focus sul maltrattante, mentre non  viene colto il danno per la vittima e dunque il suo bisogno di  supporto/cura, cui diversi servizi possono dare risposta. Nel campione  maschile rappresentato, si rileva anche la tendenza ad agire,  comprensiva del "fare giustizia da sé", con il possibile sottinteso  rischio di usare violenza contro violenza".

 L'avvocata Carla Lunedei, consulente legale dello  Sportello Donna, attivo presso il Comune di Riccione, approfondisce  alcuni aspetti della ricerca, confrontandoli con l'esperienza del suo  particolare punto di osservazione.

"Risulta confermato il dato che la maggior parte delle violenze  rappresentate, di tipo fisico e psicologico, si sono perpetrate  all'interno della famiglia, prevalentemente da mariti e conviventi (ma  anche da stretti famigliari quali padri e zii). E che spesso tali  violenze non sono state e non vengono denunciate per motivi vari. E'  confermato anche un altro dato, e cioè che le persone non appaiono molto  informate sull'esistenza dei vari servizi di tutela e di aiuto svolti  dal nostro territorio. Coloro che hanno usufruito dello Sportello Donna,  sostengono di esserne venute a conoscenza relativamente di recente,  sicuramente grazie ad una sempre più capillare informazione attivata  dalla Commissione Pari Opportunità, attraverso il materiale promozionale  presentate nelle varie occasioni pubbliche, o grazie alle informazioni  consultabili sul sito del Comune, o sugli articoli di stampa. Da qui lo  sforzo che è necessario incentivare, affinchè lo Sportello Donna sia  sempre più conosciuto e raggiungibile dal maggior numero di donne  possibile"

 

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