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Descrizione dell'Evento

Nell'ambito della rassegna "La Soffitta 2008" – stagione del ventennale, a cura del Centro La Soffitta del Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Università  di Bologna, il programma Danza 2008, a cura di Eugenia Casini Ropa, é stato quest'anno dedicato ai danzatori-coreografi Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, una coppia artistica presente sulle nostre scene da oltre quindici anni e uno dei sodalizi creativi più noti e stimati della danza contemporanea italiana.

Si é inteso così ripercorrere la loro precedente produzione con registrazioni video, analizzandone le modalità  di creazione e composizione, sperimentandone laboratorialmente le tecniche e avvicinando il loro pensiero attraverso le loro stesse parole e l'analisi di un libro a loro dedicato, si vuole esplorare la difficile arte della collaborazione coreografica in un duo d'eccezione, per scoprire il segreto della creazione condivisa.

Entrambi danzatori eccellenti, hanno affrontato insieme anche il difficile lavoro coreografico su se stessi e su altri, rivelando non solo importanti doti di sensibilità  nei temi affrontati (ironici, lirici, drammatici, tragici), ma anche qualità  compositive di grande rilievo e costante originalità  coreografica.

In ambito pedagogico Michele Abbondanza e Antonella Bertoni si sono distinti per la qualità  del loro insegnamento, che non é mai pura didattica, ma sempre scuola d'arte e di vita, sotto il segno peculiare del pensiero e della pratica Zen.
Dopo un laboratorio e una rassegna video, é ora é la volta, il 28 aprile, ai Laboratori DMS, dello spettacolo "Try" con Antonella Bertoni preceduto, alle ore 16, da un incontro con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni coordinato dalla docente Eugenia Casini Ropa, nel corso del quale sarà  anche presentato il volume “L'essere scenico. Lo Zen nella poetica e nella pedagogia della Compagnia Abbondanza/Bertoni” di Valeria Morselli (Edizioni Ephemeria), ad ingresso libero.

Sullo spettacolo "Try" (di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni; con Antonella Bertoni; luci Lucio Diana), Michele Abbondanza ha scritto:

«Immaginiamo un corpo solo abbandonato in scena, seme di una nuova genà­a, testimone di una fine ma anche capostipite e superstite di un'alba diversa. Nelle sue esitazioni e immobilità  porterà  la sua utopia e questa darà  senso al suo essere in vita, perchè esigerà  contro ogni evidenza che la vita abbia un senso. Inizio di un percorso in solitudine, di una nuova partenza, di un attraversamento. In quel corpo tutti i corpi e la storia dell'umanità  tutta: un corpo femminile, quindi, e siccome prima delle immagini finiscono le parole, la figura umana comparirà  innanzitutto come forma; in questo suo essere aura e contorno, abbiamo cercato di capire come l'anima si poteva tenere e intrattenere in quell'involucro profondissimo e come con i suoi strappi e silenzi, sapesse creare il mistero in quella materia che la imprigiona. Materia della stessa sostanza dell'universo (o «dei sogni», W. Shakespeare), così abilmente combinata, ma nella quale abbiamo voluto e vorremmo riuscire ancora a percepire, ascoltando attentamente: il vento, il fiume, la montagna da cui ha avuto origine; i parti che l'hanno generata e che genererà ; le pietre nelle ossa, il sale e il ferro sciolto nelle sue vene. Una forma che, se agitata da profonda passione, potrà  trasformarsi, trasformare la sostanza che contiene in ciò che vi é di più diverso e più lontano da lei.»

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