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Truculentus con Eleonora Brigliadori al Plautus Festival

il 09 agosto 2011

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Sarsina - Forlì Altro

Descrizione dell'Evento

Il grande commediografo latino Tito Maccio Plauto, il “padrone di casa” del Plautus Festival, dopo essere stato l’indiscusso ispiratore – un moderno “ghostwriter” - delle predenti opere andate in scena di Goldoni e di Shakespeare, si riappropria del suo palcoscenico con il TRUCULENTUS, in programma all’Arena Plautina martedì 9 agosto alle ore 21:30.

Martedì 9 Agosto 2011
ore 21:30
SARSINA - Arena Plautina
TRUCULENTUS
di Plauto
con
Eleonora Brigliadori e Sebastiano Tringali
Regia di Aurelio Gatti

Protagonisti la bella cortigiana ateniese Fronesio ed i suoi tre corteggiatori: sebbene la
commedia, che fu fra le ultime composte dall’autore, sia giunta a noi così ricca di omissioni
e lacune da rendere difficile ricostruirne la trama, come sempre essa sembra essere
dominata dall’ironia e dall’acume caratteristici di Plauto. Di nuovo egli porta in scena con
grande realismo i “tipi umani” protagonisti delle sue commedie, ma questa volta l’elemento
ritmico- musicale risulta dominante e permette all’autore di assumere un insolito distacco
rispetto allo squallore che racconta. Forse proprio questo elemento fu una delle ragioni che
contribuirono a rendere la commedia, come ci testimonia Cicerone, tanto cara al suo
autore. Nel cast Eleonora Brigliadori e Sebastiano Trincali, per la regia di Aurelio Gatti.

Trama
La trama di quest’opera, lavoro della tarda maturità plautina, risulta piuttosto complessa e
sembra privilegiare, rispetto alla comicità immediata delle battute, quella più raffinata che
deriva proprio dall’intricato evolversi della vicenda.
Largamente lacunosa, prende il titolo dal nome del rustico e brutale Truculentus, “nome
parlante”, che in latino significava “zoticone, violento”, (da cui deriva, in italiano,
“truculento”), che si riferisce al carattere del personaggio, dapprima misogino ed infine
sedotto, suo malgrado, dalla serva Astafio.
Tre i principali personaggi maschili, anche questi corrispondenti ciascuno ad un tipo
umano: Diniarco, l’adulescens, cioè il giovane di città; Stratofane, il soldato spaccone e
Strabace, il contadino padrone di Truculentus. Tutti e tre sono perdutamente innamorati di
Fronesio, un’astuta e maliziosa cortigiana ateniese pronta ad accoglierli nella sua casa, il
“luogo della perdizione”, purché le offrano regali e grandi compensi in denaro. Dopo aver
quasi prosciugato le sostanze del giovane Diniarco, Fronesio decide di architettare un
piano astuto per imbrogliare Stratofane: dando prova di grande scaltrezza e con l’aiuto
della sua fedele serva Astafio, la bella cortigiana riuscirà nel suo intento, volgendo la
commedia ad una soluzione finale che accontenterà tutti i personaggi.

Note di regia
Anche se l’opera mostra un gusto comico nelle sue battute, forse troppo distante dal nostro
per ottenere ancora l’effetto di irresistibile ilarità che Plauto sicuramente esercitava sul suo
pubblico, questa messa in scena risulta ugualmente pregevole, proprio per il tentativo,
riuscito perfettamente, di far rivivere un mondo che affrontava già, più di duemila anni fa,
gli stessi argomenti sui quali ancora oggi basiamo gli spunti più divertenti del nostro teatro
comico: è sufficiente ricordare che il fulcro del Truculentus è rappresentato proprio da
questa donna disinibita, Fronesio, che, pur dalla sua bassa posizione sociale (cortigiana),
tiene in pugno ben tre uomini, senza che nessuno di essi riesca mai a protestare
efficacemente.
La modernità di Plauto risiede proprio in questa amara ironia misogina che permea l’intera
trama, ingenerando negli spettatori maschi una sorta di autocompiacimento per non essere
così sciocchi da farsi ingannare da una donna e, viceversa, nelle spettatrici l’orgoglio di
appartenere allo scaltro genere femminile.
Potrà, dunque, essersi affievolito l’effetto comico delle battute, ma non l’eterna freschezza
del messaggio umano cui Plauto continuamente allude, “strizzando l’occhio” al suo
pubblico.
La nostra messa in scena corre parallela alla vicenda plautina, ed è la storia di un
“disastro” teatrale: la compagnia, in meno di 5 minuti, viene a conoscenza che numerosi
suoi attori sono andati via. Nell'imminenza del segnale ”chi è di scena”, la situazione
precipita fino a far pensare che, probabilmente, non sarà possibile affrontare lo spettacolo.
Ma il teatro nel suo raccontarsi attraverso situazioni ora umane ora rocambolesche, giunge
ancora una volta ad una conclusione. Eleonora Brigliadori, ora Diniarco ora Fronesio,
Sebastiano Tringali tramutatosi in vecchia Astafio, lo stesso direttore di scena, Cinzia
Maccagnano, costretta in un sorprendente Truculento: questi gli elementi di una messa in
scena totalmente dedicata ed asservita all' interprete e all' attore.
Proprio questa condizione di incertezza per l'andata in scena genera, dunque, un percorso
parallelo alla trama dell'opera, fornendo materia e argomenti per un esilarante intreccio tra
la vita del teatro e la tessitura della commedia.
Un omaggio alla commedia Plautina ed un attento lavoro che reintroduce la formula dell'en
travestì, ampiamente utilizzata nella commedia dal '500 ai primi dell' '800.
Aurelio Gatti

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