Il Teatro Valli Reggio Emilia ricorda Luciano Pavarotti
dal 06 al 08 settembre 2007
vedi sulla mappaTeatro Valli Reggio Emilia Altro
dal 06 al 08 settembre 2007
vedi sulla mappaTeatro Valli Reggio Emilia Altro
Era il 29 aprile 1961 e un 26enne sconosciuto Luciano Pavarotti debuttava dal palco del Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia nel ruolo di Rodolfo ne la "Bohème" di Puccini.
Le recensioni dell'epoca parlano di un'esibizione accolta entusiasticamente dal pubblico e dalla critica. Parte da qui la lunga carriera di Luciano Pavarotti, da questo nome scritto su un manifesto sobrio, dalla fresca vincita del Concorso Internazionale di Canto "Achille Peri". I testimoni di quella serata riferiscono che nel ristretto ambito degli addetti ai lavori, già coinvolto dagli echi della vittoria ottenuta dal giovane tenore al Concorso Peri, la grande attesa non venne delusa.
Gigetto Reverberi aveva fatto le cose in grande per quella Bohème che inaugurava la breve stagione riservata ai vincitori del "Peri". Si era assicurato sul podio la presenza di uno tra i più popolari direttori d'orchestra, Francesco Molinari Pradelli. Per la regia si era avvalso della collaborazione di Mafalda Favero, soprano che faceva parte della scuderia di Arturo Toscanini, Gianfranco Masini istruiva il coro e Leone Magiera era il maestro preparatore dei cantanti. Fra coloro che sedevano in platea c'era anche Alessandro Ziliano, marito della regista e fra i più accreditati agenti teatrali dell'epoca. Intuì subito le qualità del tenore e contribuì a lanciarlo nel grande mondo della lirica.
Pavarotti tornò a Reggio nel 1965 come Duca di Mantova nel Rigoletto e di nuovo nel 1976 per un recital in occasione dei vent'anni della fondazione del Premio "Achille Peri".
Ed era lunedì 29 aprile 1991, ore 20,30 ("precise", come recitavano i manifesti dell'epoca) quando Luciano Pavarotti tornò su quel legno che lo aveva accolto 30anni prima, 26enne di belle speranze. Tornò con un concerto dedicato a Gigetto Reverberi, indimenticato organizzatore culturale. Con Big Luciano i suoi amici più cari: Anderson, Kabaivanska, Cappuccilli, Verrett, Sabbatini, Dara, Coni, Pace, Furlanetto. Un trionfo annunciato... Dalle prime note della Tosca, a Don Giovanni, al Trovatore, al bis con le lacrime agli occhi: "La gelida manina".
La commozione palpabile sul palco e in platea.
Dalle sue stesse parole, scritte nella presentazione del libro "Omaggio Gigetto Reverberi" per quell'evento, la filosofia della vita e dell'arte di Pavarotti: "Da allora (1961 n.d.r) tanti sono stati i teatri che mi hanno ospitato e tanti gli eventi accaduti, che posso proprio affermare di avere vissuto una vita non di routine ma ricca di situazioni, incontri e interessi che mi hanno permesso di mantenere gli stessi entusiasmi che, solitamente, sono propri del giovane che passo dopo passo scopre la vita. Ogni giorno che passa, ricco dell'esperienza di quello già trascorso, ha un sapore nuovo: questo è il fascino di una vita vissuta nel magico mondo dell'arte dove puoi essere sempre te stesso ma continuamente provarti, rinnovarti e scoprirti".
1961-2001: un altro grande evento. I quarant'anni di canto di Big Luciano festeggiati di nuovo nella città che lo aveva scoperto, con un recital lirico dove il tenore era accompagnato al pianoforte da Leone Magiera, suo fedele compagno artistico, in un programma che spaziava da Beethoeven, a Scarlatti, a Bellini e Donizetti. Un altro trionfo. "Ritornare sul luogo del delitto lascia pietrificati - commentò Big Luciano - ho sentito la voce di questi quarant'anni sovrastarmi come un'ombra, una spada di Damocle". Ma il teatro, anche in quell'occasione, fu tutto per lui.