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Rassegna Identità Bellaria: Vittorio D’Augusta “Floreale”

dal 25 luglio al 07 agosto 2010

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Bellaria Rimini Altro

Descrizione dell'Evento

Al 36° Spazio Gallery di Silvio Canini, DOMENICA 25 LUGLIO INAUGURA LA QUINTA ED ULTIMA ESPOSIZIONE DELLA RASSEGNA “IDENTITA’”. La Galleria 36A è stata inaugurata due anni fa, seguendo la passione del suo ideatore Silvio Canini, un esperto ed interessante fotografo.

Quest’estate la galleria ha deciso di accettare una nuova sfida, quella di dedicarsi all’arte contemporanea nella sua globalità, affrontando e conducendo eventi dedicati alla pittura, alla video art, alla scultura, alla performance. La Galleria, a tal fine, ha così riaperto con un ciclo di mostre intitolato “Identità”, curato da Donatella Perillo e che ha visto come suoi protagonisti Franco Pozzi, Massimo Modula, Marco Neri, Erich Turroni (fino al prossimo 24 luglio), e, a partire da domenica (ore 21,00) Vittorio D’Augusta, in esposizione fino al 7 agosto con “Floreale”.
LA SCHEDA:
Vittorio D’Augusta “Floreale”
36A Spazio Gallery, Bellaria (RN),dal 25/07 al 7/08, a cura di Donatella Perillo “Dei fiori conosco solo i più comuni: viole gerani rose margherite crisantemi. Potrei aggiungere gigli e tulipani, pochissimi altri. So che le viole sono tra i primi a spuntare, quando è ancora inverno, e i crisantemi gli ultimi a salutarci. Li ho dipinti, cinquant'anni fa (errori di gioventù), ma non posso dire che mi piacciano i fiori. Mi piace, invece, quel clima misterioso, pieno di simboli e di miti, che era appartenuto al gusto floreale fine '800, un po' giapponese e un po' funereo, di cui si può ancora avvertire l'eco, in forma di presagio avverato, nell'eclettica cultura di oggi. (Mi attrae l'idea di un'arte “ossimorica” che tiene insieme memoria, futuro, silenzio e rumore, e che si realizza “sprecandosi”).
Da qualche anno, cerco di raccogliere, appunto, quella eco lontana. Riconosco, in questo revival, un atteggiamento regressivo: di omaggio ai primi amori della mia pittura, Redon, Klee, Chagall, Matisse, che, in modi diversi, hanno raccontato utopie, favole e sogni; ma anche, non posso negarlo, di nostalgia verso il luogo mitico dei giochi dell'infanzia: il parco. Nel mio caso il parco è quello absburgico, di Fiume, a due passi dal Palazzo del Governo, bianco nella pietra d'Istria, austero e austroungarico, sede, a suo tempo, della “Reggenza del Carnaro”. Quel clima floreale, tra Jugendstil e Secessione viennese, si era esaltato nel dannunzianesimo fiumano, in bilico tra ardore mortuario ed estasi festante, e non è detto che questa contraddizione, assimilata nella cultura perennemente di frontiera di quella città, non abbia lasciato qualche eredità, qualche traccia più o meno scoperta o solamente subliminale, in questi miei recenti quadri “floreali”, tetri e divertiti, sillabe di colore e di nonsense come le filastrocche delle conte, quasi embrioni di poesie. Il loro formato spesso è stretto e verticale, ad altezza d'uomo, come ante di paraventi dietro i quali trovare protezione, o raccoglimento, o almeno qualche frazione di silenzio.”

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