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Descrizione dell'Evento

Un libro e una mostra per celebrare i 125 anni de il Resto del Carlino . Il libro il Resto del Carlino: 45.000 notti passate a scrivere la Storia è il taccuino di questi ultimi 125 anni.

Il libro, curato dall’ex direttore del Carlino Marco Leonelli, sarà presentato venerdì 23 aprile, alle 17.30, in Sala Borsa (auditorium Enzo Biagi, P.zza Nettuno 3). Dopo il saluto delle istituzioni, sarà proprio Leonelli a raccontare il lavoro alla base della realizzazione dell’opera. Poi la parola andrà a Pierluigi Visci, direttore di QN il Resto del Carlino, interverranno quindi il professor Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione intitolata a Giovanni Spadolini, dal ’55 al ’68 direttore del nostro giornale, Antonio Patuelli, presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna, editorialista del QN e infine Marina Zingone di ENI – Iniziative Culturali. Sarà anche l’occasione per vedere o rivedere la mostra che celebra i 125 anni dalla sua fondazione, attualmente allestita - nella sua versione sintetica – negli spazi della Biblioteca.

Questo libro invita ad un viaggio intenso e, a volte, vorticoso all’interno della navicella del tempo de il Resto del Carlino, per comprendere cosa voglia dire essere cronisti della storia e raccontare ogni notte il segno delle cose e degli uomini che di giorno hanno lavorato agli ultimi 125 anni della storia del mondo.

Una scuola che insegna a leggere i fatti della vita, a decifrare e a chiarire dal troppo e dal molto ciò che rimane essenziale da trattenere e ricordare. Un modello che è stato la guida nella scelta degli episodi riportati nel libro.

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Vedo scorrere le pagine, una per anno, che formano una grande mostra itinerante e questo libro. E mi chiedo, per esempio, se il direttore che il 26 aprile 1900 - il grande Amilcare Zamorani, il vero padre del Carlino - decise di pubblicare l’articolo del deputato socialista imolese Andrea Costa sulle celebrazioni del Primo Maggio, le prime nella storia mondiale, perché era una novità oppure perché ne intuiva la portata epocale e di prospettiva. Così come penso a quel caporedattore che la sera del 25 novembre 1910 mise in prima pagina la manifestazione delle Suffragette in Inghilterra, avanguardia del movimento delle donne. Un secolo fa. O ancora quella prima pagina - meglio: quel reperto storico - del 19 gennaio 1921 che dava conto del congresso socialista di Livorno dal quale nacque il Partito Comunista. Era cronaca, e bravi i giornalisti che lo capirono, che sarebbe diventata Storia. Mentre c’è sicuramente un momento in cui la cronaca è già Storia: come quella prima pagina del 21 gennaio 2009 tutta dedicata all’insediamento alla Casa Bianca di Barack Obama, il primo uomo di colore eletto Presidente degli Stati Uniti d’America. Per me direttore, insomma, gioco facile, scontato. Un calcio di rigore.

Sfoglio anche l’elenco delle grandi “firme” che hanno costruito e continuano a costruire, giorno dopo giorno, il prestigioso passato e presente del Carlino. E rimango ammirato da quei nomi che sono nel Pantheon della Cultura italiana ed europea. Ecco Alfredo Oriani, Giuseppe Prezzolini, Giovannni Papini, Giovanni Gentile, Giovanni Amendola, Aldo Valori, Ernesto Bonaiuti. Prima ancora Carducci, il Nobel di Bologna, e Giovanni Pascoli. Nomi familiari sin dai banchi delle elementari, Monumenti della Poesia e della Letteratura, che i lettori del Carlino incrociavano tutte le mattine, per pochi centesimi.

Leggo il nome di Benedetto Croce, don Benedetto come lo chiamava rispettosamente mio padre, che l’aveva conosciuto, vicino di casa, nel paesino natale, Pescasseroli, tra le montagne dell’Abruzzo, divenendone allievo. Ancor più ammirato da Mario Missiroli, caporedattore e poi brevemente anche direttore, che tutti quei personaggi aveva trasformato in collaboratori. Con grande intuito. La stessa passione di Giovanni Spadolini, il direttore più longevo (tredici anni nel secondo dopoguerra) dopo Zamorani (dal 1886 al 1905), che chiamò alla Terza del Carlino Manara Valgimigli, Ignazio Silone, Alberto Ronchey, Guido De Ruggiero, Giovanni Papini.

Celebriamo questo 125mo per dare conto di questo passato luminoso, di un presente affascinante che prepara un futuro di cambiamenti e di passioni tutti da scoprire. Lo celebriamo per tutti quei collaboratori - ne abbiamo di novantenni, che ancora scrivono da Cesena o da Ascoli Piceno - che si sono cuciti il Carlino nel petto. E per quei lettori che continuo a incontrare e dai quali ricevo la conferma che il nostro lavoro ha un senso più profondo di un foglio di carta da sfogliare. Perché si sentono parte di una comunità, di un grande club. Come quel sacerdote di San Marino, che l’altro giorno mi diceva con orgoglio: “Sono cinquant’anni che leggo il Carlino”. Oppure quel signore di Adria: “Conservo in originale il primo numero”. O quel macellaio di Acqualagna, terra di tartufi e di salumi da leccarsi i baffi, che accoglie i clienti, da sempre, seduto su una sedia impagliata, con il Carlino in grembo. Dalla mattina alla sera con un amico, un compagno di vita.

Lo dice il titolo: 45 mila notti passate a scrivere la Storia. Aggiungo: continuando a scrivere la cronaca. A raccontare fatti e persone, come sempre con correttezza, trasparenza, lealtà. Perché i lettori possano continuare a dire, con sicurezza, in qualsiasi discussione: “È così, l’ho letto sul giornale”. Che è il Carlino, da 125 anni.

Pierluigi Visci

Direttore

QN / il Resto del Carlino

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