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Descrizione dell'Evento

Se in tutta la sua breve carriera, parallelamente all'attività operistica, Pergolesi fu un fecondo autore di musica sacra, è solo ai suoi ultimi mesi di vita che dobbiamo la composizione di quelli che sono considerati il suo lascito più importante in questo ambito:

Si tratta del suo Salve Regina del 1736 e, soprattutto, del coevo Stabat Mater per orchestra d'archi, soprano e contralto, che la tradizione vuole che sia stato completato il giorno stesso della sua morte.Che questo aneddoto sia realistico o si tratti si un ulteriore ricamo romantico fiorito attorno alla figura del Pergolesi, è cosa di secondaria importanza. Ciò che è certo è che nello studio dell'autografo si nota una grande fretta di scrivere, confermata da numerosi errori, parti di viole mancanti o soltanto abbozzate, e più in generale un certo disordine tipico di chi ha poco tempo davanti a sé. Tanto che in calce all'ultima pagina dello spartito scrisse di suo pugno "Finis Laus Deo", quasi a dimostrare il sollievo per aver avuto "il tempo necessario per concludere l'opera".[3]È da notare il fatto che quest'opera fosse commissionata dai Cavalieri della Vergine dei dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo per sostituire lo Stabat Mater di Alessandro Scarlatti che veniva tradizionalmente eseguito nel periodo quaresimale: che una composizione del celebre Alessandro Scarlatti, datata 1724, fosse sostituita è indicativo della rapida evoluzione del gusto musicale nella Napoli settecentesca e di come composizioni di pochi anni più antiche fossero considerate di stile arcaico rispetto allo stile proposto da musicisti come Pergolesi.

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